E’ ufficiale praticamente, AdL: «Osi, siamo alla firma Kvara blindato per 4 anni». Poi spazio allo stadio Maradona

C ’era una volta la scugnizzeria, che all’epoca faceva molto chic: ma poi, viavia, in questo tempo mai sprecato, altre cose sono successe e il copione, come in un cinepanettone, s’è aggiornato, andando a scovare nuovi luoghi e ulteriori (amabili) ossessioni. A Madrid, serata d’ispirazione europea, dopo aver visto il Santiago Bernabeu nella sua scintillante imponenza, Aurelio De Laurentiis s’è lasciato cogliere da un rigurgito calcistico-culturale e ha immaginato lo stadio che verrà a Caserta o anche a Pompei, come se fosse una Reggia Vanvitelliana o uno Scavo. L’amabile provocatore che è in lui, dinnanzi alla maestosa bellezza di un impianto da togliere il fiato – mica si è Real così, per caso? – ha scaraventato tutto se stesso nel futuro, ha immaginato e promesso di creare lo stadio più bello del mondo in appena un anno (un anno?) e poi ha accarezzato a modo suo, provando a usare un po’ di populismo come se fosse carta vetrata, il «povero» sindaco Manfredi, affettuosamente chiamato Gaetano, «reo» (confesso) d’essere juventino. È quello il tormento contemporaneo di De Laurentiis, che ritirando il premio «Campania terra felix», avendo fantasia fertile, ha disegnato un orizzonte ulteriormente rinfrescato di sé, delle sue idee «rivoluzionarie»:

«Io il Maradona voglio comprarlo con l’impegno a investire quei milioni necessari per fare gli Sky box, per portare il pubblico accanto ai giocatori come negli stadi veri».

Ma il Maradona non è in vendita e comunque resta argomento di discussione che Adl alimenta a modo suo, attraverso argomentazioni spigolose verso una classe politica con la quale il dialogo è diventato assai urticante. «Non è vero che il progetto presentato è stato rigettato, semmai non è stata studiato. E qualcuno che vuole fare il Masaniello sostiene che la struttura debba essere adatta a ospitare 55-60mila spettatori. Io quando sento parlare di popolo, allora io dico che andrebbe fatto l’azionariato. Perché quando io devo investire 70 milioni per Osimhen, chi li tira fuori?». 

 

CHI SI FIRMA... Dal «Maradona» a Osimhen è dunque un attimo e dopo dieci o forse undici o chissà quanti appuntamenti andati a vuoto con il manager del centravanti nigeriano, a Madrid, teatro dell’ennesimo incontro, qualcosa dovrebbe essere cambiato: lo sostiene De Laurentiis, strappando un applauso della gente, in attesa del tweet o di un comunicato che certifichi la nuova dimensione d’un rapporto a lungo frastagliato: «Per Osimhen siamo alla firma del contratto che era in sospeso da questa estate». 

E CHI è PERDUTO . E c’è invece chi non dovrà avere nulla a pretendere, non ora: «Kvaratskhelia? Che c’entra Kvara, perché volete sfruculiare il pasticciotto. Ha un contratto lungo quattro anni ancora. Ecco, c’è troppa negatività in città, piangete sempre su un morto che non c’è». Sarà strategia o anche no, si avrà modo di scoprirlo più avanti.

STASERA, CHE SERA . C’è un anno da salvare, ora, ed è questa la preoccupazione principale: Napoli-Inter vale, certo che sì, e può persino rielaborare il ruolo di una squadra che «appena» sei mesi fa ha dominato e divertito, ch’è ancora campione d’Italia e che stasera può restituire a se stessa un ruolo da protagonista:

«Ma con l’Inter ci vuole molto c….».

 

Che non sta per coraggio, né per cuore, ma che rappresenta il disagio per un’emergenza reale, scatenata dal destino: «Non abbiamo terzini sinistri, c’è un allenatore nuovo allenatore a cui è stata affidata una grossa responsabilità con Atalanta e Real Madrid. Adesso abbiamo un altro tour de force, con Inter e Juve, e preparare una gara del genere in due giorni e senza esterni, mi sembra un po’ difficile. Che la Madonna ci accompagni». 

 

Fonte: CdS

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