Mazzarri in meno di due settimane ha fatto tutto ciò che era possibile fare e ciò che era lecito aspettarsi. Ma alle cose impossibili – direbbero i giuristi – nessuno è tenuto. Con una difesa come quella che il tecnico si ritrova non si può, davvero non si può fare di più. Da questa consapevolezza si deve ripartire nel cammino che attende il Napoli in Champions, dove la qualificazione agli ottavi è praticamente in tasca (basterà non perdere con più di un gol di scarto nell’ultima gara spareggio al Maradona contro il Braga), e in campionato, dove le chance di tornare in corsa per la lotta scudetto passano per i due scontri diretti in casa con l’Inter e all’Allianz con la Juve.
Pensare di affrontarli con quest’assetto è un azzardo e uno spreco, tanto più perché il Napoli ha ritrovato il carattere, lo spirito di sacrificio, l’intesa che per tre quarti di gara gli hanno consentito di contendere al Real il possesso palla e il controllo del gioco, mancando nel secondo tempo il terzo gol per un pizzico di inesperienza. Dal centrocampo in giù gli azzurri però ballano sulle chiusure, latitano nel gioco aereo, desistono sulle ripartenze. I primi due gol del Real sono un regalo dei centrali di Mazzarri, ma soprattutto di Natan: che sul primo rinuncia a raddoppiare la marcatura di Rrahmani per impedire il tiro di Rodrygo, limitandosi ad abbozzare un impacciato scudo del corpo a una distanza eccessiva; e che sul secondo perde letteralmente contatto con Bellingham, che gli sguscia da dietro e in una frazione di secondo colpisce in beata solitudine al centro dell’area di rigore. Ma ci sono almeno altre due occasioni in cui il brasiliano liscia il pallone o fallisce la copertura, mostrando un ritardo nei riflessi e una non acquisita esperienza al piazzamento e alla lettura del gioco. Non è colpa di Natan, che è un giovane di qualità ma che certamente avrebbe bisogno di un rodaggio diverso e meno impegnativo. È responsabilità invece di chi ha pensato che il giovane centrale del Bragantino potesse sostituire Kim in una stagione progettata, nelle intenzioni, per esportare il primato di Spalletti in Europa.
I limiti della difesa però non si fermano qui. Perché nel gioco aereo il Napoli non garantisce una copertura adeguata sui colpitori avversari. E in costruzione ci sono almeno due dei quattro difensori, e cioè Natan e Juan Jesus, che non hanno alcuna idea di come si imposti un’azione, se non passando la palla indietro. Il prezzo di questa incertezza lo pagano il centrocampo e, di più, gli esterni, come Kvara e Politano, che pure sono stati una spina nel fianco del Real Madrid, nonostante la loro attitudine al contropiede risulti largamente sottovalutata e non sfruttata. Per non dire di Meret, i cui errori sui tiri rasoterra e a mezz’altezza e sulle uscite raccontano ormai un’involuzione preoccupante. Queste lacune risultano tanto più evidenti di fronte alla prova coraggiosa del Napoli dalla cintola in su, con Zielinski e Anguissa in giornata di grazia, ancorché Lobotka lievemente sottotono.
Di fronte al Napoli c’era una delle squadre più forti d’Europa, anche se falcidiata dagli infortuni. Eppure la scossa impressa dal nuovo tecnico s’è vista. E questo basta per tornare da Madrid con ottimismo. Ma la diagnosi dei mali azzurri richiede una terapia coraggiosa: in attesa che Mario Rui e Olivera tornino disponibili, vale la pena di dare fiducia a Zanoli, che è un esterno di qualità e che il suo rodaggio positivo lo ha fatto a Genova, impiegando Juan Jesus come secondo centrale a supporto di Rrahmani. Contro attaccanti come Lautaro, Kean e Vlahovic confermare la formazione del Bernabeu sarebbe una scommessa troppo rischiosa. Mazzarri rifletta.
I limiti della difesa però non si fermano qui. Perché nel gioco aereo il Napoli non garantisce una copertura adeguata sui colpitori avversari. E in costruzione ci sono almeno due dei quattro difensori, e cioè Natan e Juan Jesus, che non hanno alcuna idea di come si imposti un’azione, se non passando la palla indietro. Il prezzo di questa incertezza lo pagano il centrocampo e, di più, gli esterni, come Kvara e Politano, che pure sono stati una spina nel fianco del Real Madrid, nonostante la loro attitudine al contropiede risulti largamente sottovalutata e non sfruttata. Per non dire di Meret, i cui errori sui tiri rasoterra e a mezz’altezza e sulle uscite raccontano ormai un’involuzione preoccupante. Queste lacune risultano tanto più evidenti di fronte alla prova coraggiosa del Napoli dalla cintola in su, con Zielinski e Anguissa in giornata di grazia, ancorché Lobotka lievemente sottotono.
Di fronte al Napoli c’era una delle squadre più forti d’Europa, anche se falcidiata dagli infortuni. Eppure la scossa impressa dal nuovo tecnico s’è vista. E questo basta per tornare da Madrid con ottimismo. Ma la diagnosi dei mali azzurri richiede una terapia coraggiosa: in attesa che Mario Rui e Olivera tornino disponibili, vale la pena di dare fiducia a Zanoli, che è un esterno di qualità e che il suo rodaggio positivo lo ha fatto a Genova, impiegando Juan Jesus come secondo centrale a supporto di Rrahmani. Contro attaccanti come Lautaro, Kean e Vlahovic confermare la formazione del Bernabeu sarebbe una scommessa troppo rischiosa. Mazzarri rifletta.
A cura di A. Barbano