15 febbraio 2017, l’ultima volta di Real Madrid-Napoli lui c’era. Faouzi Ghoulam era il terzino sinistro titolare di quel Napoli e di quell’era, quando in panchina c’era Maurizio Sarri. Oggi gioca nell’Hatayspor, in Turchia, dove è diventato un punto fermo della squadra, con un occhio anche alla coppa d’Africa che partirà a gennaio con la sua Algeria tra le candidate alla vittoria finale. «Ma stasera vedrò il Napoli in tv».
«Sicuramente il gol di Lorenzo Insigne da centrocampo. Fu una magia che acquistava ancora più valore perché realizzata all’interno di uno stadio storico e prestigioso».
«Lo stadio è bellissimo e si respira il calcio. Poi il Real era una grande squadra, basti pensare che c’erano Cristiano Ronaldo, Bale e Benzema: non a caso poi vinsero la coppa. Ma la cosa che ricordo con grande piacere di quella notte è anche legata al colpo d’occhio offerto dai nostri tifosi».
Ovvero?
«C’erano tantissimi napoletani e sembrava che la città fosse nostra. Ma per noi la vera partita si giocava prima del fischio d’inizio».
In che senso?
«Diego Armando Maradona negli spogliatoi venne a darci la carica e quello ci ha aiutato tanto prima della partita. Eravamo come dei bambini: ha regalato un sogno a tutti noi che siamo cresciuti con le sue storie e le sue giocate negli occhi».
Poi l’amarezza del risultato.
«Ci è dispiaciuto tanto, ma ricordo anche la gara di ritorno: per 45 minuti il Real non riusciva neanche a uscire dalla propria area per il nostro pressing. Hanno vinto sfruttando due calci piazzati».
Champions League per lei vuol dire anche il ricordo dell’infortunio nel 2017 contro il Manchester City.
«Anche se mi sono fatto male il ricordo che ho di quella sera al San Paolo è quello dell’urlo di tutto lo stadio al momento della musichetta della Champions: a Fuorigrotta è una cosa incredibile. Poi mi sono fatto male e abbiamo perso e mi è dispiaciuto tanto. Ma ogni partita di Champions a Napoli per me è un bel ricordo».
È rimasto legatissimo alla città, alla squadra e a questi colori.
«Napoli è la mia seconda famiglia. Tornare lo scorso anno per Napoli-Milan di Champions è stato diverso perché non lo facevo da giocatore, ma sono stato felice perché tornavo a Napoli per una partita importante nell’anno dello scudetto. Mi sono dispiaciuto solo per il risultato finale di quella partita: avremmo meritato di andare in semifinale».
Però ha potuto festeggiare lo scudetto.
«Avrei voluto vincerlo da giocatore non tanto per me ma per i napoletani. E allora ho festeggiato con lo stesso entusiasmo perché il mio scudetto è stato entrare nel cuore dei napoletani. Ho fatto il tifo anche da lontano. L’importante era riportare lo scudetto a Napoli dopo 33 anni. Lo hanno fatto loro e vanno ringraziati, perché hanno messo i brividi anche a noi che eravamo appena andati via».
Il nuovo capitolo della sua carriera di chiama Hatayspor.
«Finalmente sto bene fisicamente e questo è l’importante. Questa in Turchia non era un’esperienza in programma. Mi hanno cercato e mi hanno dato l’opportunità di venire in questo campionato che non conoscevo ma che si sta dimostrando davvero bello e avvincente. Il livello del calcio è alto e ci sono tanti giocatori che vengono da campionati importanti».
Ha anche ritrovato Mertens da avversario con il Galatasaray.
«È stato molto bello. Ma non lo vedrò mai da avversario: per me è un fratello al di là del calcio. E poi è ancora forte e lo dimostra sempre, infatti non so cosa farà a fine stagione, ma spero che possa giocare a lungo».
A gennaio c’è al Coppa d’Africa: ci ha fatto un pensierino?
«Giocare per l’Algeria è come giocare con il Napoli ma a livello di nazionale. Il nostro Paese ruota intorno al calcio e ha una nazionale di grande tradizione, ma in questo momento penso soprattutto al mio presente con l’Hatayspor dove mi sto veramente divertendo e mi sto ambientando piano piano».
Fonte: Il Mattino