E’ tornato a Napoli per le vacanze: casa è sempre casa, però anche oltreoceano Lorenzo Insigne ha trovato il suo angolo di felicità. «A Toronto ci hanno subito ricoperto di affetto, non ce lo aspettavamo — dice Lorenzo —. La società e la comunità italiana sono straordinarie, siamo felici. Pure i bambini, le scuole sono super attrezzate e fanno tanti sport: non sono un papà che impone di giocare a calcio, devono divertirsi».
Però Napoli è Napoli. E ha sfruttato subito l’occasione per un salto a Castel Volturno.«Lo faccio ogni anno, vado al centro sportivo a trovare i miei ex compagni, ci tengo molto. Resto il primo tifoso, poi quest’anno avevo un motivo in più visto che ho ritrovato mister Mazzarri, l’uomo che mi ha fatto esordire in Serie A. Mi ha fatto una buona impressione, volevo fargli un in bocca al lupo di persona. È una brava persona, si meritava questa seconda chance: sono sicuro che farà benissimo e riporterà il Napoli dove merita».
Un aneddoto che vi lega?«Siamo stati insieme un anno e non mi ha mai chiamato per nome: per lui ero “il bimbino”».
Mazzarri ritrova la Champions al Bernabeu, dove lei realizzò un gol meraviglioso.«Era la prima volta che mettevo piede al Bernabeu, fu tutto molto emozionante. Giocare lì contro una squadra leggendaria come il Real Madrid ti dà una sensazione unica».
Certo, giocare dopo il discorso motivazionale di Maradona...«Il ricordo del discorso di Diego resta la cosa più bella della serata, al di là del mio gol: finito il riscaldamento lo trovammo nello spogliatoio, per noi napoletani resterà per sempre un’icona».
Magari l’ha ispirata per il gol.«Ricordo la giocata Jorginho-Hamsik: Marek ha trovato il corridoio e la mia prima idea era quella di provare a fare un pallonetto con Navas fuori dai pali. Alla fine, mi è uscito un tiro a giro basso che fortunatamente è andato dentro: un gol bellissimo, fatto al Bernabeu vale di più».
Domani tanti debutteranno al Bernabeu: cos’ha di speciale?«Percepisci un’atmosfera diversa, magica. E poi loro, quando giocano in Champions, si trasformano, sembrano dei supereroi. Il Bernabeu mette adrenalina, senti la pressione ma anche una carica diversa. Entri, guardi in alto e lo stadio sembra non finire mai: ti rendi conto di essere dentro a un tempio del calcio».
Parliamo del Napoli: che idea si è fatto dell’inizio complicato?«Se non vivi le dinamiche dello spogliatoio tutti i giorni è impossibile farti un’idea precisa. Non penso ci sia qualcosa di “grave”: ho visto la partita con l’Atalanta è a tratti il Napoli ha giocato benissimo. Quest’anno non è partito “alla grande”, però ha avuto anche sfortuna. Il Napoli ha giocatori di qualità, può tornare in alto in classifica. Non so se tra Garcia e il gruppo ci sia stato poco feeling, sono sicuro però che con Mazzarri si tornerà a competere per i primi posti».
Campionato ancora aperto?«Ma sì, ho visto Juve-Inter e il Napoli non è inferiore. Se torna quello dello scorso anno, può ancora lottare per lo scudetto».
Quanto è migliorato Osimhen da quando lo ha conosciuto?«Tantissimo, e dietro la sua crescita c’è il lavoro di Spalletti. Victor perdeva energie nervose in proteste, cadeva nella trappola della provocazione degli avversari. Se non sta tranquillo, non riesce a esprimersi al meglio. Lo scorso anno si vedeva che era più calmo e in controllo. E ha fatto la differenza. È migliorato anche tecnicamente: ha enormi qualità, con Spalletti è riuscito a metterle al servizio della squadra».
Kvara ha sorpreso anche lei?«Non lo conoscevo: è fortissimo. Via social gli ho fatto i complimenti: è davvero un campione».
Dov’era il 4 maggio?«A Toronto con i miei figli: abbiamo fatto in tempo a vedere gli ultimi minuti, per festeggiare».
Con lo scudetto si è chiuso un cerchio, merito pure di Insigne?«Non solo di Insigne, penso ai sacrifici fatti da tutti i giocatori che negli anni sono passati per Napoli e hanno contribuito a costruire qualcosa di speciale. E finalmente è arrivata la vittoria da dedicare ai tifosi, che ogni anno soffrono accanto alla squadra: si meritavano una gioia così grande. Vincere da capitano era il mio sogno, ci siamo andati vicino diverse volte ma senza fare l’impresa. Per un periodo giocavamo il miglior calcio d’Europa (epoca Sarri, ndr ): purtroppo, se non vinci, nessuno si ricorda di te. Ma con la vittoria della passata stagione, da tifoso, sono stato super felice: giocatori e staff tecnico hanno fatto un lavoro straordinario».
V. D’Angelo (Gazzetta)