La Gazzetta dello Sport analizza la vittoria e la prestazione del Napoli di Walter Mazzarri contro l’Atalanta:
Buona la prima. Buonissima la prima. Walter Mazzarri non poteva sperare di meglio per il suo ritorno sulla panchina del Napoli. Una vittoria convincente, anche un pizzico di fortuna che non guasta mai, con la zona Champions rinforzata proprio per aver allungato sull’Atalanta (e sulla Fiorentina) battuta a casa sua. Osimhen ritrovato e voglioso come ai tempi belli, un Kvara di nuovo irresistibile e altre buone notizie che arrivano da giocatori che fin qui avevano un po’ deluso, tipo Anguissa. Non è questione di bacchetta magica, siamo ancora lontani dalle prestazioni del grande Napoli di Spalletti, seduto in tribuna per l’occasione.
Semplicemente il tecnico di tante battaglie è riuscito a battere i tasti giusti, in primis quelli delle motivazioni e dell’unità di gruppo. Unità vista soprattutto quando l’Atalanta ha spinto forte sui pedali per ribaltare la partita. Un’Atalanta troppo rinunciataria nel primo round, che ha subito un gol e poteva prenderne anche un altro. E scatenata nel secondo, dove ha meritato il pari e ha avuto l’occasione del sorpasso ma è stata punita (o beffata, se vogliamo) a causa di un sciagurato rinvio di Carnesecchi. Sono le porte girevoli delle occasioni colte e perse.
Come fosse un concerto di una rock star che si fa attendere, si è dovuto aspettare un bel po’ prima che cominciasse lo spettacolo. I fuochi d’artificio sono arrivati dal finale del primo round in poi, quando la sfida è diventata quella che ci si attendeva. Prima, era tutto uno sterile possesso palla del Napoli con l’Atalanta pronta alla ripartenza. Ma l’andamento lento non consentiva né gli affondi della banda Mazzari, né le sortite improvvise della Dea.
Spalletti assisteva con lo sguardo più trasognato del solito. Il c.t. è sbarcato a Bergamo anche per vedere i suoi centravanti. Ma Gasp ha preferito De Ketelaere in coppia con Lookman davanti, con Koopmeiners trequartista e Pasalic dietro a centrocampo, per far correre meno l’olandese affaticato.
Mazzarri invece ha voluto così fortemente lo status quo nel sistema (la cosa giusta da fare) e negli uomini che ha rischiato pure quello Zielinski malato da tutta la settimana. La sua brillantezza è mancata proprio nel momento in cui ci voleva un’invenzione per scardinare l’uomo contro uomo della Dea, ma il Napoli ha trovato la strada per colpire attraverso il cross. Dopo quello di Raspadori per il gol di Rrahmani, annullato per fuorigioco, è arrivato al tramonto del primo tempo quello di Di Lorenzo per Kvara, che ha colpito di testa da centravanti consumato. E qui l’Atalanta poteva crollare perché nel recupero il Napoli ha avuto una tripla occasione salvata prima da Carnesecchi e poi dalle respinte dei difensori.
Il rientro della banda Gasp è stato da tempesta e impeto. De Ketelaere e Lookman, fin lì non pervenuti, hanno cominciato a giocare sul serio, ma sono state soprattutto le fasce a far volare la Dea. Hateboer, entrato già nel primo round per il ko di un Zappacosta timoroso di lasciare solo Scalvini su Kvara, si è messo a spingere. Ma soprattutto Ruggeri, che ha sostituito il timido Bakker dopo l’intervallo, ha cambiato il volto della squadra e della gara. Ha avuto subito un’occasione che Gollini ha respinto di pugno. Poco dopo però il portiere non ha potuto far nulla sull’incornata di Lookman trovato da Hateboer in mezzo ai colpevoli Di Lorenzo e Rrahmani.
Le fasce, appunto. Era il minuto 8 e l’inerzia della partita era totalmente cambiata. Pasalic si è visto deviare il suo tiro a colpo sicuro da… Koopmeiners. Poi il croato è riuscito a segnare dopo un bellissima combinazione con lo stesso Koop che però era in fuorigioco. Fratelli coltelli. Il Napoli che aveva perso la spinta di Olivera (infortunio) alla fine del primo tempo, non aveva altre alternative che Juan Jesus, centrale arrangiato a sinistra. E riusciva a uscire dalla morsa solo quando si accendeva Kvara. Così Mazzarri ha speso Osimhen per alzare il baricentro.
E dopo un bel salvataggio di Natan su tiro a colpo sicuro di Koopmeiners e un tentativo di De Ketelaere, Carnesecchi l’ha combinata grossa con quel rilancio sui piedi Cajuste (sostituito di Zielinski) che pescava Osimhen a difesa sbilanciata. Tocco per Elmas, appena entrato, e Napoli in festa. Il cambio delle punte di Gasp, Scamacca e Muriel, non ha mutato le cose alla Dea, che ora deve rincorrere proprio il Napoli in classifica.