ESCLUSIVA – L’artista ai nostri microfoni: “Dopo il freddo ed il gelo, la Mano de Dios è a casa”

“L’arte deve essere di tutti, perché nasce dal basso”. Questo è il pensiero di un artista mondiale, Gerardo Rosato, scultore e prima ancora pittore, studioso d’arte ma non fine a se stessa, bensì quella che trasmette emozioni ed è fruibile a tutti. Nativo dell’Irpinia, Guardia dei Lombardi, emigrato in Piemonte, a Torino con la famiglia dopo il terremoto dell’80, dagli studi del liceo artistico alla fonderia ma con Napoli e Diego nel cuore. Perché il Pibe? Rosato è l’autore di un’opera scultorea “La Mano de Dios” che collega Maradona con l’Arci Scampia, entrambi datati 1986. Ma è l’artista medesimo a spiegare questo binomio, con un’intervista esclusiva a Ilnapolionline.com, che parla di cultura, arte e calcio a 360°.

– Sig. Rosati si vuole presentare al pubblico de “ilnapolionline”, in merito al suo percorso artistico? 

“I miei studi sono legati al liceo artistico, nasco come pittore poi ben presto la scultura mi affascina, traendo ispirazione anche dalle opere del conte Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, soprattutto dagli scheletri pietrificati. Ma dopo la scuola avviene il passaggio, mentre lavoravo in una fonderia a Torino, entrando in contatto con alcuni materiali come il ferro, la sabbia, l’alluminio e materiali riciclati che ben si prestavano alla mia idea di arte”.

– Da quanto tempo lavora con questi materiali e dove sono esposte le sue opere?

“Fin dal 1995, da quasi 30 anni utilizzo questi materiali e le opere sono esposte nella mia casa museo dove c’è un miscuglio di razze ed etnie, assistendo ad un piacevole via vai. Negli ultimi 3 anni, avrò organizzato 20 mostre anche con altri artisti. La particolarità delle mie esposizioni è che sono assolutamente gratuite salvo un’offerta personale, a differenza della galleria d’arte dove occorre pagare per esporre e, spesso, anche per osservare le varie opere, separate dal pubblico da alcuni metri”

– Come nasce l’idea della Mano de Dios e come si arriva poi a regalarla all’Arci Scampia?

“L’idea nacque circa 3 anni fa, quando morì Diego. Nella mia casa museo, organizzai una mostra con  19 artisti dove nessuno era un tifoso del Napoli, eppure ci ritrovammo a parlare del Pibe non dal punto di vista calcistico ma analizzando le sue battaglie politiche e sociali. Poi venni invitato ad un Simposio da Casa Arcobaleno con altri 12 artisti di fama mondiale; nel mezzo di questa iniziativa esposi la mia idea di dedicare una mia opera al parco intitolato a Ciro Esposito ma la burocrazia rallentò tutto. Quando sembrava che potesse tramontare questo mio desiderio, mi presentarono l’occasione dell’Arci Scampia, un posto che mi colpì molto data la presenza dei bambini ed il fine che l’Arci persegue”

Come ha detto nella conferenza di presentazione della sua opera, la statua è stata esposta al Nord, al freddo e al gelo. Come si troverà ora a sud?

“Beh ora Diego è tornato. Premettendo che il trasporto non è stato tra i più agevoli, al nord, la scultura è stata vittima delle intemperie, soprattutto della nebbia e del gelo e l’umidità è uno dei nemici del ferro. Ora al Sud, potrà subire l’attacco dei raggi solari ma ora è a casa”

– Segue il calcio e, nel caso di sì, per chi tifa?

“Assolutamente Napoli (senza esitare)”

Per il futuro, conta di tornare a Napoli per presentare altre opere?

– “A Napoli sono di casa, di solito ogni due anni sono giù, avendo già delle opere esposte, da almeno 5 anni, nella galleria borbonica in modo permanente. Devo controllare e curarle, passandovi sopra del lucido, verificandone il loro stato generale perché per uno come me, ogni opera rappresenta un figlio”

 

A cura di Domenico Rusciano

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