Avercelo o non avercelo, rimane quello il problema: perché ora che si ricomincia, e le parole voleranno via con il vento, nel misterioso Napoli che sta nascendo planerà prepotente la sagoma di Victor Osimhen, la sua natura travolgente, quella esuberanza da trentuno reti che può aiutare a guardare al futuro con fiducia. Meno sei, Bergamo già si staglia all’orizzonte, è una partita e pare quasi uno spartiacque e Osi ci prova, tenta di esserci: ne ha saltate sei (quattro in campionato e due in Champions) tutte in sequenza, ha osservato da lontano a disfatte e ad illusioni, ha visto segnare Raspadori – che non s’è risparmiato: tre reti, per gradire – e però ha avvertito quel richiamo disperato d’uno stadio, il suo, che conta sul proprio Re, per non trovarsi diseredato dai sogni. Atalanta, cioè Bergamo, cioè una di quelle partite complicate, contro un’avversaria che ti gioca (e benissimo) addosso, che ti toglie il fiato, che va presa a strappi come un anno fa, quando segnò Osimhen di testa e poi raddoppiò Elmas, ma su contropiede di cinquanta metri del solito Osi. Atalanta, Bergamo, che però è anche un ricordo doloroso, la commozione cerebrale del 2021, la notte in ospedale, la paura. Atalanta, Bergamo, dove debutterà Walter Mazzarri, forse con Osimhen, che ci crede, anzi ci spera. Fonte: CdS