Gianello: “Sì, al Napoli può anche bastare la scintilla del cambio”

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Matteo Gianello, ex portiere del Napoli. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Lei vestiva la maglia del Napoli quando Mazzarri arrivò per la prima volta in azzurro, nel 2009. Cosa vi portò il tecnico a stagione in corso? “Portò sicuramente maggiore responsabilità. Sappiamo che, quando c’è un esonero, a pagare è sempre l’allenatore, ma la sconfitta è un po’ di tutti. Walter portò un modo di giocare concreto, importante e anche la consapevolezza di essere forti. Ci diede la tranquillità che serve per fare risultati”
A Garcia non è stato dato il minimo tempo per esprimere la sua idea di calcio? “Secondo me, no. Il Napoli, lo scorso anno, ha fatto una cavalcata. In questa stagione, a mio avviso, non sta facendo male, con un quarto posto e la concreta possibilità di qualificarsi agli ottavi. Garcia ha sentito di essere accolto con un po’ di scetticismo ma, essendo un professionista, ha comunque dimostrato attaccamento. Se ne va con la coscienza a posto, sapendo di aver dato il massimo”
Perché crede che Walter Mazzarri sia così sottovalutato dall’ambiente? Si sente tanto scoramento per l’approdo del tecnico toscano. “Forse, perché la piazza è stata abituata, negli ultimi anni, ad allenatori di grandissimo livello. Non nascondo una certa sorpresa per la scelta di Walter, pensavo che De Laurentiis potesse dare continuità a quelle che erano state le scelte del recente passato. Sono convinto che Mazzarri sia un allenatore che potrà fare bene. Si dovrà ritrovare la serenità ed una identità di gioco che sono fondamentali per una squadra che, nella passata stagione, aveva ammazzato il campionato. Mazzarri, un sanguigno, lavorerà soprattutto su questo”
L’allenatore degli azzurri riuscirà a mettere in pratica le idee del 4-3-3 o passerà alla difesa a tre? “Sicuramente Mazzarri non stravolgerà, ad oggi, un modulo consolidato da anni. Non escludo, però, che possa inserire, gradualmente, anche un modulo con la difesa a tre. Le squadre di oggi ti studiano per filo e per segno e poter vantare un modulo in più non può che essere un vantaggio per gli azzurri”
Crede che, in questo momento, alla squadra possa bastare anche soltanto la scintilla del cambio in panchina? “Sono d’accordo. Nella carriera ho vissuto degli esoneri e posso garantire che ai calciatori scatti qualcosa, una scintilla. I giocatori, consapevolmente o no, si sentono responsabili per l’esonero. C’è sempre un campionato da affrontare e sappiamo quanto siano competitivi i calciatori, per questo credo che l’orgoglio personale dei giocatori possa essere determinante”
Se volessimo confrontare i tre tenori del ‘primo Mazzarri’ con Osimhen, Kvaratskhelia e Politano, quale Napoli potrebbe definirsi più forte? “Bella domanda, non vorrei fare un torto a nessuno (ride n.d.r). Il Napoli è cresciuto molto, sia sportivamente che finanziariamente. È un club consolidato in Europa. Posso garantire che il Napoli di quel tempo era consapevole di essere forte, ma gli azzurri di oggi vantano tante soluzioni di spessore. Basti pensare a Raspadori che, anche ieri, ha dimostrato il suo valore in Nazionale”
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