In attesa di capire quale sarà il nuovo Napoli della nuova era Mazzarri, un passo lo si può fare ad un recentissimo passato, quello in cui il gioco azzurro si costruiva dal basso, come scrive oggi il Corriere dello Sport. “C’era una volta il Napoli: costruzione dal basso, appoggio sugli esterni, poi immediatamente a cercar luce in mezzo, da Stanislav Lobotka, un moderno visionario scongelato da Spalletti dopo un anno e mezzo di tormenti esistenziali in tribuna, poi tornato misteriosamente ai margini dell’impero, come se quel regno non gli fosse mai appartenuto. Per due stagioni, il Napoli è stato suo, una dipendenza magicamente sublime, arricchita da illuminazioni poi sfocate per scelta, per quella diversità di calcio che non ha mai attecchito, nell’era-Garcia, proiettata velocemente tra linee mai facilmente raggiungibili o su attaccanti sempre troppo lontani”.