Corsport – Zielinski come Marek: avrà un ruolo chiave nel Napoli di Mazzarri

L’edizione odierna del Corriere dello Sport analizza e commenta il Napoli che verrà di Walter Mazzarri, lanciando il paragone tecnico-tattico tra Piotr Zielinski e Marek Hamsik. 

Di seguito quanto riportato:

 

Piotr Zielinski si è stufato. «Tutti hanno il diritto di criticare e di esprimere le proprie opinioni: a volte puoi essere d’accordo e altre no. Io so di avere tutto, non mi manca nulla, e per questo la gente vuole sempre che io sia decisivo. Si aspetta sempre un gol o un assist». Il discorso a TVP Sport di Zielo, oggi impegnato a Varsavia con la Polonia contro la Repubblica Ceca nel giro di qualificazioni all’Europeo, ha un po’ il sapore di un: dite un po’ quel che vi pare, basta.

La critica è libera di esprimersi, come lui stesso ha sottolineato, e Piotr è libero di fare spallucce, diciamo così: lui, del resto, è da anni il figlio di una filastrocca che lo vuole eterno incompiuto, sempre a un passo dall’esplosione, a un centimetro dalla gloria tipo il tatuaggio di Mauricio Pinilla (che al Mondiale brasiliano fu fermato dalla traversa contro la Seleçao e poi si fece disegnare l’azione sulla schiena). Questioni polacche, comunque: Zielo e Lewandowski sono sempre dentro il mixer. «Io e lui siamo le punte di diamante della nazionale, non c’è bisogno di fingere, e il pubblico si aspetta sempre qualcosa».
LUI E MAREK.
Anche a Napoli è stato così per una vita, e la sua storia ricorda un pizzico quella di uno dei pupilli di Mazzarri: Marek. Hamsik. Un vecchio amico, quello di cui Zielinski è stato considerato un po’ l’alter ego all’inizio della carriera napoletana. Suggestioni, o forse no, fatto sta che Marek faceva la mezzala sinistra ed era l’uomo del cambio di marcia, del passaggio dal 3-5-2 al Napoli dei Tre Tenori: lui si sganciava, saliva sul palco, la squadra innestava la marcia 3-4-2-1 e cominciava il concerto con il Pocho e il Matador. In fase difensiva, poi, si abbassava e faceva filtro; e strappava, s’inseriva, cuciva e scuciva il gioco, segnava e faceva segnare: Hamsik aveva un fisico bestiale, era il re dei test atletici, aveva un’intelligenza sopraffina. Lui poteva.
LA CHIAVE.
Zielinski, rispetto al suo predecessore ed ex capitano ai tempi di Sarri, ha forse più purezza di tocco e materia: è un talento sopraffino. Destro e sinistro come Marek, per carità, ma forse più secchi e potenti. E le danze, le sterzate, i lampi geniali. Nel Napoli capolavoro di Spalletti era l’ago tattico, l’uomo del passaggio al 4-2-3-1 in corsa: dai suoi movimenti, dal suo modo di alzarsi e abbassarsi, dipendeva il sistema. Dettava tempi e ritmi offensivi, un po’ come Hamsik, e faceva fase difensiva come voleva il signor Luciano.
E come piace a Mazzarri, il nuovo che ha spiegato a chiare lettere di essere pronto a ricominciare dal vecchio, da un’eredità inestimabile, e se la matematica del calcio non è un’opinione verrebbe da dire che Zielinski, per lui, sarà una chiave come lo era per Spalletti. E come lo è stato Hamsik dieci anni fa: con facoltà di sganciare un Do di petto in porta e di fare festa con Osi e Kvara. Non chiede di meglio, Walter.
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