Piove sul Napoli, ora due settimane per cambiare tutto

Piove letteralmente sul bagnato in casa Napoli, ancor più del copioso acquazzone venuto giù come un segno premonitore pochi istanti prima del gol di Kovalenko, che fa dire definitivamente addio ai sogni di gloria e pone fine all’avventura di Rudi Garcia in panchina. Un’avventura fallimentare quella dell’ex Roma, chiamato lo scorso giugno dal presidente De Laurentiis a raccogliere la pesante eredità di Luciano Spalletti.

Esattamente un anno fa gli azzurri battevano l’Udinese prima della lunga sosta per il Mondiale iniziando a cullare senza veli il sogno divenuto realtà la sera del 4 maggio proprio in terra friulana, mentre oggi restano soltanto macerie. Se la squadra di 365 giorni or sono sapeva imporre sin dall’inizio della gara la sua superiorità a tratti schiacciante, quella attuale è priva anche della fiducia necessaria per dare una sterzata ad un rendimento fin qui con più ombre che luci.

La sconfitta maturata al 90′ è ancor più frustrante considerata l’opportunità di scavalcare il Milan fermato sul pari a Lecce e trascorrere i prossimi quindici giorni al terzo posto, in attesa del ciclo di ferro tra campionato e Champions che prenderà avvio dalla trasferta di Bergamo del 25 novembre. A ciò si aggiunge l’ormai conclamato tabù Maradona, dove gli azzurri non ottengono il successo dal poker di fine settembre rifilato all’Udinese: troppo poco per sognare in grande.

Il match contro l’Empoli ha dato fondo a tutte le perplessità maturate negli ultimi giorni, a cominciare dal modulo scelto da Garcia per fronteggiare i toscani: un 4-2-3-1 privo di Zielinski e Kvaratskhelia ma con Simeone titolare e supportato da Elmas e Raspadori . A farsi preferire è stata la squadra di Andreazzoli, brava fin dall’inizio a giocare nello stretto e pericolosa in almeno quattro occasioni. Napoli mai davvero in partita – evanescente il reparto avanzato – e accompagnato al rientro negli spogliatoi da qualche fischio più o meno rumoroso.

Il cambio di passo atteso nel secondo tempo è rimasto tale, nonostante gli ingressi dei due esclusi eccellenti ed un ritorno all’abituale 4-3-3. Per la prima azione pericolosa di marca partenopea si è dovuto attendere il 74′ (gran parata di Berisha su Lindstrom), seguita dalla clamorosissima opportunità sui piedi di Kvaratskhelia a ridosso del novantesimo col portiere empolese abile ancora una volta a salvare i suoi.

Lo 0-0 sembra non schiodarsi, quando nell’extra-time Kovalenko sfrutta alla perfezione uno scambio con Ebuehi e disegna una traiettoria imprendibile per Gollini. La rete dell’ucraino regala all’Empoli un successo ampiamente meritato e fa sprofondare il Napoli, vilipeso dal pubblico in ogni sua componente, nel più cupo abisso. La società ha sin d’ora due settimane per modificare drasticamente tutto ciò che non funziona e ritrovare il bandolo di una matassa ormai insostenibile per la tifoseria, anche oggi presente in massa per spingere al successo i propri beniamini.

 

Riccardo Cerino

CalcioEmpoliNapoliserie A
Comments (0)
Add Comment