E però lo sapevano, era scritto nel marmo di questi ultimi tre mesi, in quella postura sempre eguale a se stessa, nella disperazione di chi, dopo dodici sconfitte conosecutive, non può permettersi di cacciare il petto in fuori. «Abbiamo sbagliato un corner e ci siamo fatti infilare, non abbiamo pensato a coprirci le spalle». Il calcio è diabolico o anche semplice, dipende dai punti di vista: però quando Becker e Fofana sono partiti, una sessantina di metri di classico contropiede alla tedesca (?), Lobotka ha capito d’essere dentro ad un frullatore e Garcia deve aver fatto la faccia bianca, su una panchina che avrebbe voluto fosse più sua. «Ma prima e dopo, dovevamo fare il secondo gol e vincere la partita, sfruttando le tante occasioni create».
IL MONDO DI RUDI. Vista dalla panchina, Garcia ha contato le opportunità, sorvolato le occasioni altrui, imprecato (giustamente) per aver demolito 27 chance – tra conclusioni in porta o fuori – e sprecato un possesso palla insolito, il 73%, che vale solo per le statistiche: «Abbiamo fatto la gara giusta, solo che un episodio ci ha condannati». Gli ottavi di finale, che pure stavano lì, non sono evaporati, ma ora andranno conquistati attraverso un processo più faticoso, che comporterà a dicembre altro consumo d’energia, come se non bastasse la statura degli avversari in campionato (l’Atalanta, l’Inter e la Juventus) e quel tour de force che succhierà sangue dalle vene: «In situazione di vantaggio, sui calci d’angolo a favore restiamo in 4. Stavolta dietro non eravamo messi bene e ci sarà di lezione per le prossime partite, ma non puoi prendere un gol così. E comunque, non ho nulla da rimproverare ai ragazzi». Fonte: CdS