De Laurentiis: il piano per crescere. Marchio, sponsor e maglie autoprodotte

Basta dare un’occhiata alla maglia da gara 2023-24 per comprendere l’evoluzione del Napoli. No, non soffermatevi sullo scudetto che pure riempie d’orgoglio un’intera comunità. Osservate il resto: un solo marchio commerciale anziché due, nella logica «less is more» dei grandi club, in generale uno stile più asciutto e pulito, differente dal modello patchwork del passato. Il nuovo design degli azzurri fa parte di una strategia di marketing più ampia, come racconta il chief revenue officer Tommaso Bianchini, a Napoli dal gennaio 2022. La prima cosa che ha fatto è stata capire cosa fosse il Napoli per tutti gli stakeholder coinvolti. «Un ponte tra la città e i napoletani sparsi nel mondo», il responso. Il lavoro sull’internazionalizzazione del marchio si è basato sul rafforzamento dell’identità di un brand che era già noto al pubblico ma che andava “sbloccato”. La cavalcata verso il titolo, poi, ha esaltato il binomio con la città, soprattutto all’estero. «Al fischio finale di Udine, in contemporanea, abbiamo assistito a scene di esultanza a Napoli, Madrid, New York, in Asia. Napoli è diventata simbolo della volontà di rinascita dell’Italia. Il nostro compito è stato quello di associare la bellezza calcistica a quella della città e di promuovere un modello di calcio sostenibile». Per la prima volta, il Napoli ha vinto senza Maradona. Una cesura anche dal punto di vista commerciale. «Non a caso abbiamo creato il manifesto “New era”. Diego era il nostro biglietto da visita ma anche un limite. Da qui l’anno zero impostato con i giovani talenti».  Fonte: Gazzetta

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