Quando una squadra progetta una stagione, valuta i calciatori da diversi punti di vista, dal lato tecnico e tattico, ma tenendo in considerazione anche un aspetto fondamentale: quello degli infortuni. Prendiamo ad esempio le prima quattro candidate allo Scudetto ecco il dato che emerge: Milan 19, Juventus 10, Napoli 8, Inter 6. Partite di A saltate nel complesso: Milan 37, Juventus 26, Napoli 21, Inter 18. Domenica sera il Milan ha dovuto impiegare il quinto difensore e la terza opzione sul lato destro offensivo poiché nel complesso la squadra di Pioli ha un terzo della rosa non disponibile. La sostanza è che i problemi muscolari si ripetono: sono 12 da inizio stagione, tra affaticamenti, contratture, bicipiti femorali lesionati e risentimenti ai flessori. Alcuni problemi passano in pochi giorni, altri condizionano una stagione. L’Inter è messa meglio, avendo concentrato gli infortuni su pochi elementi non fondamentali della rosa o dell’11 base. In Casa Juventus l’assenza dalle coppe agevole il compito di Allegri, l’unico che conferma il trend negativo resta Vlahovic. Nel Napoli diventa ormai tradizione, dato il periodo, il classico infortunio di Victor Osimhen, per il resto della rosa sono infortuni di routine, il vero problema nacque quest’estate con talune defezioni muscolari che rallentarono uno sviluppo armonico e completo della preparazione. Il vicepresidente dell’Aiac (l’associazione allenatori) Francesco Perondi ha una proposta ai limirti della provocazione: «Io credo bisognerebbe mettere un limite all’impegno continuativo di un calciatore. Dopo un certo numero di gare di fila, dovrebbe essere obbligatorio concedere due o tre giorni di stacco. Ormai si gioca con meno di quattro giorni tra una partita e l’altra, così esponiamo i giocatori a un tasso di infortunio maggiore. La pressione dell’ambiente complica la vita dei giocatori e il calcio chiede di andare sempre a 100 all’ora, senza calcolare il recupero».
Fonte: Gazzetta dello Sport