Un poco di calcoli in ottica scudetto che non può essere solo un miraggio

Ora che Osimhen sta per rientrare dalla Nigeria – è annunciato l’atterraggio a Capodichino con approssimazione per questi giorni – e che Kvara ha smesso di mandare in giro suo «fratello gemello», Garcia ritrova le proprie stelle polari: basterà seguirne la scia? Lo scudetto vinto a giugno (anzi, prima molto prima) sembra un miraggio: otto punti in meno rispetto al Napoli dell’anno scorso, sette di ritardo dalla capolista, l’Inter, ma la stagione è appena cominciata, ci sono ventotto partite da giocare e, come direbbe un allenatore – uno qualsiasi – 84 punti a disposizione. Senza Osimhen, che ne ha saltate tre (Verona, Union Berlino e Milan), la vita è rimasta praticamente eguale: due vittorie, un pareggio, comunque nessuna sconfitta, come il Napoli di Spalletti che nell’autunno del 2022 perse il nigeriano per sette gare e quasi non se ne accorse, facendo l’en plein. Osimhen sposta i valori – sarà stata già detta – porta i suoi gol in dote (sei, tutti in campionato), fa male, altera le partite da solo, induce alla felicità e, quando si toglie la maschera, vuol dire ch’è successo qualcosa d’importante: averlo, dopo la sosta, nel periodo più complicato da attraversare – Atalanta, Real Madrid, Inter e Juventus – sa d’energizzante, un carico di benessere che può semplicemente rimettere il Napoli con pace se stesso e spingerlo a credere che niente sia impossibile, neppure credere che lo scudetto possa essere di nuovo e ancora un obiettivo o una speranza.

 

Fonte: CdS

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