C ambiando l’ordine dei fattori, il centravanti sì che è diverso: perché per arrivare al 9, Garcia se ne sta nel suo dubbio, lo osserva da qualsiasi angolazione, lo immagina e lo proietta in una partita pesante e lo tiene con sé, fino all’ultimo secondo della vigilia. Se hai Raspadori (l’81) e Simeone (il 18) è così che va: e quando sabato a Verona l’ha cominciato l’italiano, alla sua prima da centrale, lo stupore s’è avvertito. Era stato tante cose prima, esterno di destra o di sinistra, a partita in corso anche sottopunta o mezzala; poi, all’improvviso, la scelta più normale, che ha avuto effetti tecnici, perché Raspadori ha incantato con il suo talento, ci è andato di assist per Politano, ci ha riprovato con Cajuste, ha fatto cose che ha nelle corde e che restano lì, nel dualismo, ad avere la loro portata: ma in casi del genere, con Simeone che pure è uomo da sedici metri, è chiaro che apparentemente resti il cinquanta percento per ognuno ma sotto sotto, Raspa sia un filino avanti. Sta tra le linee, porta fuori i centrali, svaria, sa andare a destra e anche a sinistra, è su di giri perché ha avvertito la ventata di freschezza: magari si resterà nella opacità, com’è anche giusto che sia, ma le indicazioni della rifinitura inducono a spedirlo in campo, all’Olympiastadion, all’ingresso delle squadre. Poi, è chiaro, potranno modificarsi certe situazioni, perché le cinque sostituzioni consentono agli allenatori di intervenire.
E IL MILAN. L’Union Berlino, certo, è la priorità, ma un allenatore in situazioni del genere pensa pure a ciò che sarà: domenica sera, al Maradona, arriva il Milan, e potrebbe cominciare una nuova storia in campionato, che con l’aiuto della Juventus ora lascia concrete speranze a chiunque. Il Napoli ha lasciato qualcosa per strada, non può ancora concedersi pause e comunque deve trasmettere un messaggio a se stesso e alla concorrenza. E quindi, nel piano di avvicinamento, con l’Union Berlino in testa ci sta ancora, forse lateralmente, un po’ di Milan, qualche statistica, l’esigenza di studiare gli avvicendamenti. È obbligatorio starsene sulla panca a pensare, dunque. Mario Rui a sinistra può essere un fattore più di Olivera, che invece con i suoi centimetri può tornare utile nella sfida con il Diavolo: la fatica di Verona è stata relativa – un’ora e qualche minuto – e la fascia potrebbe essere assegnata al portoghese, che per carattere non ha paura delle nottate così speciali e ad alto contenuto emozionale. In mezzo al campo, per dirne un’altra, non essendoci Anguissa e neppure Demme (fuori lista), c’è la possibilità che rigiochino quei tre lì – Lobotka con Cajuste e con Zielinski – ma Elmas che sta bene e si allenato non va tenuto fuori dalla considerazione del proprio allenatore.
SI METTE LE ALI. Il terzo potenziale interrogativo sta in attacco, è scontato, ma sulle fasce è complicato rinunciare a Kvara o a Politano, semmai da tutelare atleticamente durante i novanta minuti: la partita la cominceranno loro, va solo scelto il partner da infilare nell’area dell’Union Berlino, uno che sappia come spostare la linea a tre o semmai che metta pressione, uno alla Raspadori.
ONDA AZZURRA. Undici uomini in campo e poi il numero dodici fuori. Un corpo e un’anima, un’onda azzurra che ha travolto Berlino da ieri, forse da lunedì, e che avvolgerà di passione l’Olympiastadion con numeri importanti, impressionanti, da Champions: 3.436 tifosi del Napoli nel settore ospi ti. Sold out, danke.
Fonte: CdS