La “bambina” il prossimo luglio diventa maggiorenne. Ma come ogni papà premuroso i bambini restano tali, nel tempo. Anche se parliamo di un trofeo, la Coppa del Mondo: quella sollevata da Fabio Cannavaro a Berlino il 9 luglio del 2006, chiamata “bambina” dagli azzurri campioni sin dal primo momento in cui hanno potuto accarezzarla. In quell’Olympiastadion teatro dell’impresa, domani sera giocano altri azzurri in cerca di gloria: i campioni d’Italia. E da buon napoletano il Pallone d’oro di quel favoloso 2006 “spinge” la squadra di Rudi Garcia. «Anche se io seguirò come commentatore in televisione Psg-Milan e dunque non potrò essere in Germania».
Cannavaro ma lei c’è più tornato all’Olympiastadion?
«Ero a Berlino due mesi fa e sono andato. Solo che c’erano dei lavori per cui avrei dovuto attendere qualche ora prima di poter entrare. Mi sono tenuto i miei ricordi».
Qualche flash?
«Il tavolino di plastica traballante sul quale mi sostenevano i compagni per alzare la Coppa. La maestosità di uno stadio in cui avverti il senso della storia, pensi a cosa fece Jesse Owens nelle Olimpiadi del 1936. Imponente anche la scala che dallo spogliatoio porta in campo».
Domani Kvaratskhelia e compagni potranno avvertire una sorta di sindrome da Olympiastadion?
«No. Perché quello non è lo stadio dell’Union, non è per loro un vero impianto di casa. E poi perché c’è una notevole differenza di valori in campo. I tedeschi vengono da otto sconfitte, il Napoli – rispettando l’avversario – deve vincere il doppio scontro diretto per ipotecare il passaggio agli ottavi di Champions. È troppo importante un successo per ritrovare autostima e rilanciarsi anche in campionato».
Com’è andata a Verona?
«In ripresa, dopo la prestazione deficitaria contro la Fiorentina. Si vede che il potenziale della squadra è notevole e quando mette sotto l’avversario riesce a imporsi. Deve continuare così».
Cosa le è piaciuto di più?
«Cajuste, ha buone qualità fisiche e tecniche, l’unico che ha sfruttato il lavoro di Raspadori».
Perplesso su Jack centravanti?
«No, ma parliamo del classico “falso nove” che serve per favorire gli inserimenti. Ma a parte Cajuste il Napoli ha giocatori che per caratteristiche preferiscono la palla sui piedi».
Si aspetta di vedere Simeone titolare a Berlino?
«Lo ha detto Garcia stesso che vuole alternarli, anche per non dare punti di riferimento agli avversari. L’argentino poi ha una fame contagiosa anche per i compagni. Faranno bene entrambi».
Cosa c’è da migliorare?
«La fase difensiva. Questa squadra è abituata a recuperare alta la palla e ancora ha numeri importanti nella riconquista. Però non lo fa con costanza e ferocia e calando il pressing e abbassando il baricentro va in difficoltà. Insomma questi giocatori, per gli insegnamenti che hanno avuto, non sanno stare… a casa loro».
E di Natan che idea si è fatto?
«Ha iniziato un po’ bloccato, ora ha acquisito sicurezza. Però dipende dai movimenti di squadra».
La sorpresa degli azzurri?
«Spero Lindstrom. Può dare qualità ulteriore alla squadra».
Il Napoli è ancora in corsa per lo scudetto?
«Secondo me sì. L’organico resta molto forte».
Fonte: La Gazzetta dello Sport