Uno sguardo veloce al Var («Il nostro angelo custode»). Per il resto, solo vita. La vita cambiata di una ragazza che ha fatto la storia, Maria Sole Ferrieri Caputi, schiettezza e semplicità in abito blu. Un anno fa, 2 ottobre 2022, debuttò in A in Sassuolo-Salernitana: la prima donna arbitro a toccare la Luna. Poco più di un anno dopo, al Festival di Trento, Ferrieri Caputi si è tolta la divisa e si è messa a parlare di Maria Sole dentro un anno speciale. «Che non pensavo così intenso».
Cosa ricorda, o ha messo nel cuore, di quel debutto?«Le persone che mi applaudivano nel riscaldamento. I ragazzi della mia sezione di Livorno, presenti al Mapei: che emozione. Se ho tenuto la divisa? L’ho data a una persona, la meritava. Prima della gara, Sassuolo e Salernitana mi donarono una maglia col mio nome e gli autografi dei giocatori: non l’ho incorniciata, lo farò a fine carriera.
Prima di vivere quel giorno disse: “Sono curiosa di vedere dal vivo cose che ho visto solo in tv”. É stato come lo immaginava?«Abbastanza simile, ho avuto la possibilità di vedere stadi, giocate da vicino, rapportarmi con gente e professionisti che sì, vedevo solo in tv: scoprire il lato umano è la cosa che mi ha più colpito. Quanto è cambiata la mia vita? E’ cambiata ma non così tanto».
Però non è stato facile arrivare a quel Sassuolo-Salernitana…«A volte, in passato, c’è stato un po’ di avvilimento. Mi dicevo: ci metto impegno e poi ricevo delle cose incivili, perché è così che definirei quel che è successo nelle categorie inferiori. Qualche allenatore mi ha fatto passare un brutto pomeriggio con reazioni pure aggressive, non violente fisicamente ma verbalmente, di quelle che ti fanno pensare “non ne ho più voglia”. Ma mi ha sempre accompagnato la vocazione. Pensi a quella, vai in campo e fai tutto”.
Il punto di svolta?«Ne scelgo due. Prima del debutto in B, nel 2021: lì ho capito che avrei potuto avere qualcosa da giocarmi. Poi, quando ho visto Stephanie Frappart arbitrare la Supercoppa maschile dopo aver vissuto la finale mondiale femminile. Da quel momento, nelle sezioni di ogni paese ci si è posti una domanda (“A che punto siamo con le ragazze?”) che prima nessuno si faceva».
Qual è il consiglio da dare alle ragazze col suo stesso sogno?«Impegnarsi, non trovare alibi e divertirsi. A livello regionale ci sono un sacco di progetti per le ragazze anche con l’aiuto di Katia Senesi, poi c’è Carina Vitulano che ci segue dal punto di vista tecnico: lei fu la prima donna italiana a partecipare a un Mondiale femminile. L’unica prima di me. Un esempio».
Il complimento più bello ricevuto?«Non li memorizzo ma quando mi hanno detto di aver visto in campo l’arbitro e non hanno pensato al genere, beh, quello è il miglior complimento che io possa sentire e immaginare. E cioè che hai fatto la professionista e nessuno si è accorto se uomo o donna».
Sulla vicenda Sacchi-Di Monte vuole esprimersi?«Ne hanno già parlato i diretti interessati e l’AIA. Ma quando si parla del mio inserimento alla Can che è stato buono anche per l’accoglienza di tutti, Juan è stato uno di quelli più eccezionali».
Che rapporto ha col Var?“Ottimo. Penso abbia aiutato anche il percorso dell’accettazione, del fatto che una ragazza possa stare a quei livelli. Alla fine la cosa più importante è prendere la decisione giusta. Il Var è un angelo custode;.
Cosa vuole pensare per il suo domani?«Mi voglio tenere aperte tutte le strade possibili, mi piace pensare che riuscirò a mantenere la categoria, ritagliarmi altre opportunità internazionali. Il prossimo Mondiale maschile? Vediamo». Ci punta eccome.
Fonte: Gazzetta