Nicolò Fagioli è pronto a patteggiare, Sandro Tonali ha chiesto di essere ascoltato in procura Figc dopo un paio di notti insonni e un lungo pianto liberatorio, mentre Nicolò Zaniolo al momento è chiuso nei suoi silenzi e studia con la famiglia la strategia difensiva migliore dopo aver fatto filtrare che il suo vizio di scommettere non riguarda il calcio.
Una tesi che gli inquirenti, da ieri, ritengono però non fondata. A inchiodare responsabilità e coinvolgimenti, infatti, è il corposo materiale di cui già dispongono sia alla magistratura di Torino sia presso gli uffici federali di Via Campania: dentro le pagine dell’inchiesta che sta facendo tremare il calcio ci sono le prove che i giocatori fin qui coinvolti hanno puntato ingenti somme di denaro (più di un milione a testa secondo le prime ricostruzioni) sulla Serie A e sulla Champions League. In più di qualche caso c’è il forte sospetto che le giocate riguardino le partite delle proprie squadre. Sul confine tra questa ipotesi e la certezza del fatto si gioca molto, se non tutto, del futuro di questi ragazzi: i 3 anni di squalifica per aver eluso il divieto di scommesse diventano almeno 4 – a salire – se il reato sconfina nell’illecito sportivo per aver cercato di indirizzare in qualche modo un risultato, fosse solamente per un cartellino, un tiro o una qualsiasi altra situazione di gioco.
PATTO. Intanto, sulla base dell’articolo 126 del codice di giustizia sportiva, i legali di Fagioli stanno trattando con il procuratore Figc, Giuseppe Chiné, per arrivare all’accordo nei prossimi giorni circa una pena ulteriormente ridotta rispetto a quel 50% che già prevedono le norme in caso di intesa pre-deferimento. Il punto di ricaduta tra le richieste dell’accusa e quelle dei difensori sarebbe al momento una squalifica di un anno. Una sanzione così calibrata potrebbe agevolare il percorso di re-inserimento calcistico di un ragazzo che ad appena 22 anni rischia di veder compromessa la propria carriera. Lo sconto sullo sconto sarebbe la conseguenza naturale dell’ampia collaborazione offerta agli inquirenti dal centrocampista della Juventus.
PERNO. Fagioli è il perno dell’inchiesta sportiva, che pur acquisendo quotidianamente mail e documenti dalla magistratura di Torino avanza anche in autonomia. A inizio settimana, ad esempio, Chiné ascolterà Tonali. L’audizione sarà probabilmente online, visto che l’ex Milan ha fatto già ritorno a Newcastle. Poi sarà il turno di Zaniolo. Questi tre nomi fanno parte del fascicolo torinese, e gli altri della fantomatica lista di 50 nomi promessa da Corona, tra cui Zalewski? Primo aspetto: non è detto che siano così tanti. Secondo: non tutti riguardano Torino. Ecco perché Chiné e i suoi in queste ore stanno incastrando i pezzi del puzzle, raccogliendo testimonianze. Il polacco della Roma, ad esempio, al momento non risulta nelle carte piemontesi e neppure in quelle federali. E il suo possibile coinvolgimento va ancora inquadrato.
Una volta scoperchiato il vaso di Pandora, Fagioli dev’essersi sentito l’unica vittima di un grande gioco al quale molti altri colleghi partecipavano. E allora, chissà che quei pensieri non abbiano dato forma a ricostruzioni dettagliate, con nomi e situazioni prontamente registrati sui block notes degli investigatori. Fagioli conosceva le conseguenze delle sue azioni (scommettere sul calcio su siti illegali) e non ha faticato ad ammetterlo nei vari interrogatori. Ma quel sentimento di protezione e di immunità che nasce quando si è dentro una sorta di sistema gli ha impedito di uscirne con lucidità. Messo davanti alla prova dei fatti, però, ha deciso di autodenunciarsi in federazione raccontando tutto. Sul gioco d’azzardo, sui siti illegali, sulle regie oscure e su altri insospettabili coinvolgimenti.
Fonte: CdS