Un capitano, c’è solo un capitano che ha giocato otto partite su otto senza mai negarsi un secondo, segnando due gol, costruendo due assist, partendo dal basso (esterno di destra) e ritrovandosi tra le stelle, come un bomber qualsiasi. « È il risultato del lavoro e della cura che ho del corpo. Ma sbaglio anche io». Si scrive Di Lorenzo e si pensa a Superman, o a qualcuno che gli somigli, a un fumetto o ad un robot, ad un ’ intelligenza reale (Real?) che trasforma ciò che gli sta intorno in artificioso o artificiale: l’ultima volta che Giovanni Di Lorenzo rientrò tra gli umani va scavata nei polverosi archivi di questa sua vita spericolata o tra i passi da gigante che in sei anni l’hanno portato da Matera allo scudetto. «Affrontiamo un club pieno di campioni, la Champions League è casa loro, ma noi faremo il massimo per metterli in difficoltà. Perché sono sicuro che anche il Real pensi a noi come ad una grande squadra».
SCUGNIZZI. Un capitano, c’è ormai soltanto un capitano che può orientare questo Napoli, guidarlo in privato con quell’espressione da bravo ragazzo e poi mostrare i muscoli in pubblico, per dimostrare che niente avviene per caso. «C’è una cosa che mi dà fastidio: quando una partita non va bene, si dice che il Napoli non è più quell o dell ’anno scorso; e se giochiamo come sappiamo, invece, viene fuori la storiella che siamo tornati quelli del passato. Bisogna guardare avanti». E andare oltre le ombre minacciose che s’intravedono su quel tornante, frequentato da Vinicius jr, il più inquietante interlocutore ma pure il più intrigante coinquilino con cui specchiarsi. «Non starò lì a rincorrerlo». Gli scugnizzi hanno la fascia (e la faccia) tosta. Fonte: CdS
SCUGNIZZI. Un capitano, c’è ormai soltanto un capitano che può orientare questo Napoli, guidarlo in privato con quell’espressione da bravo ragazzo e poi mostrare i muscoli in pubblico, per dimostrare che niente avviene per caso. «C’è una cosa che mi dà fastidio: quando una partita non va bene, si dice che il Napoli non è più quell o dell ’anno scorso; e se giochiamo come sappiamo, invece, viene fuori la storiella che siamo tornati quelli del passato. Bisogna guardare avanti». E andare oltre le ombre minacciose che s’intravedono su quel tornante, frequentato da Vinicius jr, il più inquietante interlocutore ma pure il più intrigante coinquilino con cui specchiarsi. «Non starò lì a rincorrerlo». Gli scugnizzi hanno la fascia (e la faccia) tosta. Fonte: CdS