C’e st la vie: e in una notte che sa di tutto, al centro del villaggio c’è la Storia, con la magia d’un tempo infinito. «È la più bella competizione». C’est la vie pure in quella bolla ch’è il calcio, eternamente eguale a se stesso, tra gli effetti irregolari d’un rimbalzo perfido e il sospiro gioioso d’una volée artistica. «In campionato siamo tornati tra le prime quattro e ora possiamo dedicarci al Real, ch’è un evento. La Champions ti emoziona sin dal suono della musichetta, ma questa partita qua…». È la vita rinchiusa in un’ora e mezza, nell’atmosfera seducente d’un calcio stellare, in quell’estasi che però sa essere pure tormento, perché c’è un confine impercettibile che separa le sensazioni. «Ma stavolta comunque è speciale». È la vita di Rudi Garcia che ha cominciato a scorrere nella placida serenità inseguita faticosamente, che ora gonfia le giornate d’un Napoli che comincia ad appartenergli, che vibra nella pienezza di nottate che non dovrebbero passare mai, perché la Champions e il Real rappresentano il calcio nella sua Immensità. «Siamo primi nel girone con loro, sfidiamo uno dei più grandi club al mondo, guidato da un allenatore che questa città conosce benissimo e che anche io apprezzo moltissimo. Sarà difficile ma abbiamo l’ambizione di giocare per vincere».
I SAGGI. E sarà, egualmente, uno spartiacque, la lente d’ingrandimento di questo mese diabolico e paradossale, vissuto tra le paure di Braga, Genova e pure Bologna e la resurrezione tra l’Udinese e il Lecce. Saranno 90’ in cui Rudi Garcia si specchierà con se stesso, con quella squadra che si è ripresa la scena e l’ha addobbata d’un calcio godibile, con tracce del passato che sono ricomparse qua e là e che – gratuitamente – hanno finito per alimentare allusioni su colloqui decisivi tra allenatore e giocatori per favorire un ritorno alle origini dello scudetto. «Quando ci sono stupidaggini in giro, è sufficiente non riprenderle. Io con i calciatori parlo individualmente e collettivamente; ho creato un consiglio dei saggi con i leader. Spesso è il tecnico che chiama gli atleti per parlare di qualcosa mentre dovrebbe accadere più volte il contrario. E comunque a Napoli non è andata così».
IDENTITA’. E Napoli-Real Madrid, fatalmente, chiederà ancora altro, prove provate su quest’identità che sa di nuovo e pure di antico; e poi un’evoluzione globale, tecnica e cerebrale, che Garcia invocherà attraverso un’interpretazione di altissimo spessore: «Avremo cuore e anche cervello, per spingere o per impedire al Real di mostrare tutto quello che sa fare. A Madrid sono stati bravi – pur nella loro diversità – a prendere uno come Bellingham dopo la partenza di Benzema. Ci aspetta una squadra potente, completa, alta sui calci piazzati, ma noi siamo forti in tutti i reparti, siamo umili e la giocheremo al 120% delle nostre possibilità, con Kvara che è più leggero nella testa dopo il gol; con un attacco che prende la porta e quindi ci consente adesso di vincere le partite. Era solo questo il nostro problema, prima: realizzavamo assai meno di quanto costruivamo. Ma viviamoci questa serata, è una gara che sognano tutti». C’est la vie… Fnte: CdS