La Gazzetta dello Sport ha analizzato il successo del Napoli contro il Lecce, ecco un estratto dal quotidiano:
“Napoli chi sei? Dalle visioni buie e tempestose di una settimana fa all’euforia per il doppio successo con Udinese e Lecce, il rischio è sempre lo stesso: esagerare. Quindi meglio prendere quello che viene. Quattro gol all’Udinese, ora quattro al Lecce, la zona Champions riagganciata, Osimhen implacabile cominciando dalla panchina, Ostigard in crescendo. E Garcia che sembra finalmente in controllo della squadra. Sarà il Real Madrid a dare risposte più sincere, ma almeno il Napoli si presenta alla grande sfida con un respiro diverso e l’impressione che la nuttata , se non passata, si stia dileguando. Naturalmente grazie anche alla complicità del Lecce che fatica a reggere tre partite in sette giorni, soprattutto se due sono contro Juve e Napoli. Anche per D’Aversa il rischio è esagerare: la verità sta in mezzo tra una classifica da Champions e una partita che sarebbe da retrocessione.
Ma il successo del Napoli vale molto più dei tre punti. Non è che il 4-1 all’Udinese avesse allontanato tutti i fantasmi incombenti su Garcia. Al contrario, era stato oscurato dalla storiaccia dell’inguardabile video social su Osimhen. Così, quando si scopre che il nigeriano va in panchina, sembra il segnale di una rottura: il cielo può cadere addosso al Napoli e il Lecce è pronto ad approfittarne. Non è così. Il turnover non è punitivo, contempla piuttosto le future fatiche di Champions. La questione è lungi dall’essere risolta: lo “sciopero” dei festeggiamenti dopo il gol dice che il nigeriano è lontano dall’aver dimenticato. Ma in campo Osi non risparmia un grammo del suo talento modernissimo.
E di sicuro il Napoli non può pensare di coinvolgere nel turnover il suo fenomeno, non in momenti così. E se fosse andata male? Dentro nel secondo tempo per Simeone, a Osi bastano sei minuti per stangare Falcone e Baschirotto e far rivedere il vecchio Napoli: palla persa da Ramadani, fuga inarrestabile di Kvara a sinistra e gran cross (da vecchi tempi) per la testa del centravanti. Il 2-0 chiude definitivamente una sfida già segnata dall’1-0 di Ostigard. Mai il Lecce ha dato l’impressione di poter recuperare. Gli altri gol arrivano nel finale, con il Lecce fuori partita, da ricordare solo perché il protagonista è Gaetano: a 23 anni, anche se ne parliamo come fosse un Under, e alla “prima” stagionale, segna da fuori e si procura un rigore siglato da Politano.
Non è la partita in sé che conta: troppo flebile l’opposizione del Lecce, popolato da errori seriali di Ramadani, limiti di Pongracic, solitudine di Krstovic, corsa insensata di Almqvist e qualche ritardo di D’Aversa nelle scelte. Quello che conta per il Napoli è ritrovare un’identità che non sarà quella di Luciano Spalletti, s’è capito, ma, almeno, restituisce linee di gioco all’apparenza perdute. Rispetto alla versione scudetto c’è sempre un 20% in meno di tocchi (700 circa) e la tendenza a velocizzare e verticalizzare anche quando si potrebbe riflettere di più. Va bene cercare subito il gol, ma così aumenta il rischio di ripartenze in inferiorità numerica. Il possesso aumenta (56%). Kvaratskhelia fa mulinare le gambe alla velocità dell’anno scorso, ora gli manca il dribbling. Anguissa a tutto campo è uno spettacolo. Ostigard può restituire l’aggressività di Kim. E Lobotka sta recuperando la sua regia. Però il playmaker alla Pirlo, con Rudi Garcia in panchina, non si vede.
Se uno si chiede il perché dei 200 tocchi in meno, il pensiero va per forza al nuovo ruolo di Lobotka. Dai confronti con l’anno scorso sembra che i palloni siano più o meno gli stessi, ma diversa è la posizione (meno centrale), la latitudine (spesso più alta) e il possesso: lo slovacco faceva come Pirlo, portando a spasso gli avversari e alzando il baricentro palla al piede, mentre qui si limita a distribuire senza troppa creatività. Se la cava sempre ma potrebbe essere sostituito da una brava controfigura, un controsenso per il play che mezza Europa ammirava. Qui Garcia potrebbe lavorare di più, migliorando l’impostazione bassa. Rinunciare a priori sembra uno spreco.
Giudizio sospeso per il Lecce che fatica a reggere l’impatto di squadre molto più ricche tecnicamente. Gli undici punti restano una grande partenza, i prossimi avversari Sassuolo e Udinese sono riferimenti più compatibili. Importante non farsi risucchiare da una spirale negativa, aggredendo il problema prima che sia tardi. In mezzo a tanta corsa disperata, Oudin può dare un senso al tutto. Ad Almqvist va spiegato che qui i cento metri si corrono con la palla. E a Krstovic servono compagni più vicini, come quel Piccoli che se fosse entrato in un altro contesto chissà. Ora però il Napoli deve capire se, tra Lecce e Madrid, la distanza è in chilometri o anni luce”.