Sotto la cenere del passato, perché quello resta, dev’esserci un bel po’ di fuoco: e al minuto 31′ della ripresa di Bologna-Napoli, poi al minuto 40′, il Napoli scopre d’essere – incredibile ma vero – in prossimità di un inferno. Esce Kvara, ancora e di nuovo, e mica la prende bene; poi tocca ad Osi, che invece la piglia malissimo: e quando ormai non c’è nient’altro da aggiungere neanche alla classifica, se non un punto – acqua che non toglie sete – resta quell’immagine, dalla quale Rudi Garcia prova a staccarsi dagli equivoci e anche dalle domande dirette. Perché nella pancia del «Dall’Ara», con quelle facce, con quegli echi, è inevitabile anche interrogare un allenatore per provare a capire se – in presenza di certi atteggiamenti – senta la fiducia della squadra. «Dovete chiederlo ai calciatori».
RISULTATO. Quelle del campo sono gli atteggiamenti di un momento, certo, ma anche la rappresentazione di uno stato d’animo: però per Garcia Bologna-Napoli è solo altro, per esempio un’analisi tecnica, che rimane lì. «Io sono soddisfatto della prestazione, non del risultato». Il Napoli ha smesso di vincere in campionato, dopo averlo fatto a Braga in Champions, non segna come una volta, sbaglia tanto e però anche la sfortuna, ovvio e ci mancherebbe non l’aiuta: e Garcia rimane lì, inchiodato alle immagini che forse rivede mentalmente e lo gelano. «Abbiamo fatto un bel primo tempo, con un episodio sfortunato in cui abbiamo preso un palo. Poi quando si sbaglia un rigore le cose si fanno più complicate». Oppure quando si giocano due partite diverse, bene il primo tempo e come spesso accade maluccio il secondo: «Abbiamo lasciato al Bologna la possibilità di rientrare in partita. Ma ora pensiamo all’Udinese. Ci serve una striscia di risultati positivi di risultati per rientrare nelle prime quattro».
UMORI. Magari quel pizzico di tranquillità che se c’è non si avverte, perché la ribellione di Kvara e Osi è un segnale forte. «Ma noi abbiamo qualità in panchina. Abbiamo davanti tante partite e per questo devo fare appello a tutto l’organico. Kvara ha fatto un’ottima partita ma nell’intervallo mi ha riferito un po’ di sovraccarico ai polpacci e non volevo rischiare di perderlo. Sul rigore sbagliato di Victor, dico che può succedere a tutti. Poi ho parlato con Osimhen ma quello che gli ho detto resta nel chiuso dello spogliatoio». In quella scarlaità che comunque la teatralità della reazione del nigeriano ha comunque infranto. Però Bologna-Napoli è la testimonianza di un periodo in cui l’involuzione dei campioni d’Italia si trasforma in preoccupazione che Garcia prova a domare. «Eravamo venuti a Bologna per vincere. Penso che la squadra abbia fatto bene ma non abbastanza per vincere». Ma è anche la serata di riflessioni insolite («alcuni giocatori sono arrivati tardi, devono ancora lavorare sugli schemi») e di dettagli che appagano («abbiamo giocato con personalità ma dobbiamo fare di più»). Però questo è già il mese delle verità e Garcia ne è lucidamente consapevole: «Gli uomini veri li vediamo nella difficoltà: vediamo le prossime partite». L’Udinese subito, poi il Lecce, poi il Real Madrid e poi la Fiorentina: quattro mosse per sentirsi vivi. Fonte: CdS