Chi se non lui, al minuto 46′, quando ancora c’erano ombre ovunque, che si erano allungate ovunque? Chi se non «un capitano», anzi «il capitano», che fa tutto quello che deve, persino di più, perché corre, segna, copre e dimostra che – almeno per lui – non è cambiato nulla. «Neanche la fame». Affinché fosse chiaro, subito, quando Braga-Napoli ha colmato quel languorino di pancia ma non ha dissolto i dubbi, Giovanni Di Lorenzo prende la fascia (e pure la faccia) e la mette in mostra, per dimostrare che sia in partita e anche dopo c’è bisogno di uomini coraggiosi: «Abbiamo sofferto, nessuno lo nasconde, però l’abbiamo vinta. Siamo stati capaci di creare un po’ di palle gol ma senza concretizzarle: si sa che in Europa le partite sono difficili, e quindi ci prendiamo questi tre punti». Santi e benedetti, visto tutto quello che succede in quei cento minuti da brividi, con il palo di Di Lorenzo, la traversa di Osimhen e poi, soprattutto, il montante di Pizzi, quando ormai non ci sarebbe stato più un domani: l’ultimo battito di ciglia della partita, un sospirone di sollievo e poi via, di corsa, a pensare al Bologna ma senza dimenticare il Braga e tutte le difficoltà incontrate. «È un successo importante, che ci dà morale e anche la possibilità di stare in vetta nel girone con il Real Madrid. Non ci è mancato lo spirito di sacrificio, l’unione: e questa vittoria cancella anche le voci che ci volevano sazi. Abbiamo dimostrato chi siamo e cosa vogliamo».
CHE PAURA! Perché vale tutto, è chiaro, anche quei cinque minuti di terrore che il Napoli ha vissuto quando il Braga l’ha rimessa in parità, gettando Juan Jesus nello sconforto: «Abbiamo avuto una serie di chanche che avremmo dovuto sfruttare meglio. La squadra c’è sempre stata, le aspettative sono sempre alte, ma ora siamo ancora in costruzione col nuovo mister, abbiamo dimostrato grande compattezza». E poi, minuto 84, il Napoli resta in ginocchio, almeno così sembra, sino a quando Zielinski non «ispira» Niakaté e trasforma la serata in gioia che Juan Jesus tiene per sé: «Perché quel gol ci ha quasi tagliato le gambe. Nel primo tempo abbiamo avuto 3-4 palle gol, e bisogna segnare: avremmo potuto riposare con la palla, farla girare, invece… Però abbiamo mandato un segnale, perché le critiche, che rientrano nel gioco, sono state eccessive: questa è una squadra fantastica».
RIPARTENZA. Braga sa di altro, adesso, e in questa giornata che il Napoli oggi vivrà ancora in Portogallo, Rudi Garcia rivedrà quei 100′ da cuore e batticuore, prima felice e poi cupo e poi di nuovo rivitalizzato dall’autorete che un po’ sistema l’umore ma non azzera il pregresso, incluso il pathos. L’analisi sui singoli, su Kvara che non va, su Anguissa che non c’è, sulle sofferenze, sulla difesa a cinque (anche a sei) nel finale rientra nella dialettica, ma i tre punti appartengono alla classifica che diventa la stella polare di questo bimestre di Juan Jesus, che non nasconde i suoi desideri. «Abbiamo vinto ed abbiamo fatto il nostro dovere. Vogliamo passare il girone, credo sia importante per tutti noi. Stiamo seguendo Garcia che ci chiede di essere più compatti per poi puntare sulle ripartenze di Osimhen e Kvara. Ma questo successo ci dà la tranquillità di cui abbiamo bisogno. Adesso ci caliamo nel campionato, avremo modo di preparare la gara di domenica a Bologna con una serenità che deriva dall’affermazione in Portogallo ed anche dalla reazione che abbiamo avuto per fare nostra una gara che era diventata improvvisamente problematica. È la Champions League, questa, e noi ne siamo consapevoli. Vogliamo andare avanti e da Braga usciamo più forti dentro».
VAI RUDI. Poi, parola a Garcia. «È sempre difficile vincere in Europa fuori casa. Osimhen? Ha corso tanto e si è sacrificato, mi aspetto questo da lui». Kvara? «Ha bisogno di giocare e ritrovare ritmo». Finale dedicato al sospiro di sollievo dopo il gol catturato in diretta: «Pressione? No, totalmente sbagliato. Quando hai così tante occasioni e non segni è normale che quando arriva il gol si abbia quella reazione. Non inventate cose che non sono nella mia testa».
Fonte: CdS