Tenendo in considerazione le prime tre gare, il paradosso del confronto fra il trittico iniziale dell’anno scorso con questo attuale è che, sebbene il Napoli abbia un punto in più, la reazione del tifo e della stampa specializzata è di aperta critica nei confronti del mister Garcia e, secondo me, anche e soprattutto di ADL, in sede di campagna di… “indebolimento”. Paragoniamo le due classifiche: i cinque punti di ieri, valgono più degli odierni sei. Il gioco: partenza a razzo a Verona, con lo scintillio delle prestazioni di Kvara e Osi e di tutta la squadra, a fronte di una partenza timida a Frosinone e senza il georgiano. Poi seguirono i due paraggi fra Firenze, dove non giocò bene, ma i partenopei ebbero la palla dell’uno a zero incredibilmente sciupata da Lozano; contro il Lecce Meret parò un rigore e poi Elmas andò in gol, a cui seguì il pareggio spettacolare, irripetibile di Colombo, con tardiva e colpevole chiusura dei centrali napoletani. Ma se noi valutiamo le due classifiche con la lente d’ingrandimento delle aspettative, troveremo la ratio delle diverse reazioni dei tifosi. L’anno scorso nessuno poneva il Napoli fra le prime quattro, mantenendo così un profilo basso, che non faceva presagire i risultati che poi avrebbe ottenuti, ma in questo campionato, le attese iniziali, seppure non esaltanti, per una pessima campagna acquisti, erano ben altre, influenzando il giudizio nel suo complesso, nonostante l’aritmetica. La variabile discriminante è, in prima istanza, di natura psicologica e sta appunto nell’elevata aspettativa, sia rispetto al punteggio in classifica, sia rispetto alla qualità del gioco. Ci si attendevano i nove punti, scontati: “senza se e senza ma”. La prima, inaspettata sconfitta dei Campioni d’Italia, contro quella Lazio che ha perso tutte le altre partite, sembra aver messo a nudo la strategia dirigenziale, cominciando dal ritardo ingiustificato del sostituto di Kim, del quale già si conosceva il destino anzitempo, aggravato, almeno fina ad ora, dall’incauto ingaggio di Natan: già infortunato, sconosciuto, giovanissimo e proveniente da un altro continente (Kim era una “robot”): un vero e proprio rebus, rispetto ad altri profili più affidabili (Kilman, Danso, etc…) o a quelli non considerati come il centrale viola Milenkovic, ad esempio. L’errore di fondo è stato quello di aver dato la priorità, ancora una volta, alle esigenze finanziarie anziché a quella tecnica: quest’anno sarebbe servito come non mai, un pesante investimento nel rafforzamento della rosa, proprio per garantire la continuità dei risultati e a progredire nella Champions, secondo le intenzioni dello stesso presidente e, aggiungerei, anche per garantirsi l’accesso ai primi quattro posti, non più una formalità, ormai: la mancanza di altri titolari a centrocampo della statura di Lobotka e di Anguissa lascia inalterata la qualità della rosa, abbassando il livello motivazionale, come spesso accade nel post vittoria. Ma non solo: TUTTE le avversarie del Napoli giocheranno la partita della vita, come è accaduto, per un certo verso, a 19Frosinone, ad esempio (e come accadrà contro il Genoa). Un ulteriore elemento di debolezza è individuabile nei troppi contratti ancora sospesi, che incide negativamente sull’umore di fondo del singolo e del collettivo, sebbene la professionalità dei giocatori sia insospettabile. Alla quarta, la prova della “crisi”: la partita contro il Genoa, la peggiore degli ultimi anni a questa parte (assieme al recente zero a quattro contro il Milan ) ha sancito il prevedibile fallimento, lo scollamento totale fra presidenza, cha mai ha avuto capacità diplomatiche nelle sedi appropriate (da qui vengono anche gli errori arbitrali che penalizzano il Napoli); la confusionaria, presuntuosa conduzione tecnica di Garcia; l’inefficace, per ora, preparazione atletica; e le squallide prestazione dell’intera squadra: purtroppo non sono più indizi. “La ciliegina” e, nel contempo, aver lasciati in panchina Simeone e il costoso danese, senza dimenticare il peggioramento dei nostri centrocampisti, di Osi, etc…Non vorrei fare lo “sfascista”, ma i prodromi della presente stagione degli Azzurri, non lasciano prevedere un luminoso futuro, pur se siamo solo alla quarta giornata: sarei felicissimo se a metà, alla fine del torneo avessi profondamente torto; se fossi aspramente criticato per cotanto pessimismo cosmico…
A cura di Maurizio Santopietro