L’INTERVISTA – Walter Sabatini: “Napoli? Bisogna recuperare la centralità del gioco di Lobotka”

Walter Sabatini, dirigente sportivo, ha parlato in un’intervista a Il Mattino, in cui tra le altre cose parla del momento che sta vivendo il Napoli dopo le prime quattro giornate di campionato.

Si aspettava una partenza del genere degli azzurri?
«Temevo ci potesse essere. Avevo detto che sarebbe stato difficile sostituire non tanto Spalletti, ma il lavoro che ha imposto l’attuale ct dell’Italia».
Garcia è in grado di farlo?
«Si, ma ha bisogno di tempo. Garcia non deve essere il clone di Spalletti: deve trasmettere le sue conoscenze e fare il suo gioco. Mi fido di Rudi e dei giocatori del Napoli che sono stratosferici. Hanno lo scudetto cucito sulla maglia e devono difenderlo».
Ma è oggettivamente un Napoli diverso dall’anno scorso.
«Sono un pochino farraginosi. Come se dovesse ancora scattare il piano Garcia. Che è ancora in divenire. Senza dubbio qualcosina è venuto a mancare. Penso alle sincronie che prima erano scientifiche e tempestive».
Si spieghi meglio.
«Bisogna recuperare la centralità del gioco di Lobotka. Gli attaccanti devono essere innescati in maniera più tempestiva ed efficace. Le squadre di Rudi hanno sempre fatto tanti gol».
Ma è stato l’allenatore a dire che vuole sempre un piano B.
«È giusta l’alternanza tra i vari centrocampisti, ma è Lobotka il garante di pulizia del gioco. Garcia dovrà fare uno sforzo intellettuale per accettare quest’idea che è un fatto. Credo sia una scelta necessaria per servire più in fretta e in maniera profonda Osimhen. Ed il Napoli tornerà ad essere grande come l’anno scorso. So che qualcuno dirà fatti i fatti tuoi, io me li faccio, ma sono simpatizzante del Napoli e sono amico di Rudi».
Lo ha sentito?
«No, non mi piace chiamare nei momenti di difficoltà. Se mi cerca lui, bene».
Se le dicessero che il tecnico è già sulla graticola ci crederebbe?
«Ritengo sia un’esagerazione. È sconfortante. Agli allenatori va dato il tempo di esprimere le proprie conoscenze. Devono conoscere la psicologia vera dei giocatori. Quello che conta è entrare nello spirito del gruppo. Psicologicamente poi si sta anche accusando la marcia trionfale dell’Inter».
In che senso?
«Una squadra come il Napoli, abituata a vincere sempre, che si trova in ritardo di 5 punti dalla vetta, comincia a soffrire. Ma ho tutti i motivi per credere che le cose si rimetteranno a posto. Conosco l’ambiente e le turbolenze di Napoli, ma conosco anche Garcia: è abituato e ne verrà fuori».
Ha visto giocare questo Napoli?
«Si. Esclusa la sconfitta con la Lazio, ha fatto un punto d’oro a Marassi».
Garcia ha detto che sono stati due punti persi…
«L’allenatore deve dire così per mandare messaggi alla squadra. Io invece, da esterno, guardo la gara e dico che sotto 2-0 la partita l’hai già persa. Giocare in quello stadio è un’impresa. Se recuperi un punto al Ferraris quel punto è d’oro».
Il tecnico ha parlato anche di scarse motivazioni per via della Champions.
«Possibilissimo. Perché la Champions per il Napoli è qualcosa di incredibilmente grande. L’orgoglio di dimostrare di essere una squadra europea. Ci sta che abbia approcciato alla gara con il Genoa in maniera un po’ più distratta. Ma una grande squadra non deve farlo mai, neppure nelle partitelle del giovedì».
È un segnale?
«Mi aspetto una reazione pronta e immediata. Fiducia incondizionata in Kvaratskhelia che ha perso di slancio e deve sentire il sostegno. Le giocate gli vengono meno bene di prima. L’anno scorso si accendeva in maniera irrefrenabile. Ma Kvara e Osimhen da soli rappresentano una squadra».
Il Napoli resta candidato al tricolore?
«Assolutamente. Al netto dell’Inter che ha ingranato le marce altissime. Il Napoli farà i punti che deve fare: gli azzurri devono competere per lo scudetto. Hanno l’obbligo morale perché è cucito sulla maglia. Poi potrebbe non vincerlo per un punto o due, o tre. Ma lo scudetto non si scuce così facilmente dalle maglie azzurre».
Lei che lo conosce bene, come vive questi momenti Garcia?
«Con una grande dose di ironia ed autoironia. Senza esasperazioni. Andrà in campo e farà il meglio possibile. E ci riuscirà».
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