Minà il cantastorie di Maradona: la sfrenata gioia e il triste declino
Raitre ha proposto due puntate della serie “Cantastorie” dedicata a Gianni Minà, con interviste realizzate a Diego Armando Maradona dal giornalista italiano che gli fu più amico, sempre pronto a tendergli una mano e a cercare una giustificazione per la sua tossicodipendenza.
Ci hanno colpito alcuni passaggi, con Diego che in un’intervista nell’aeroporto di Torino – era il 1986 – dice a Minà che vorrebbe un altro calcio, senza Maradona. Ha il volto affaticato e non per la partita giocata contro la Juventus ma perché si sente assediato dai tifosi e dalla sua fama. E poi la difesa appunto dei suoi comportamenti errati, dopo le squalifiche del 1990 e del 1994, nelle quali appare seduto accanto a Claudia e alle figlie Dalma e Gianinna. Per descrivere un “altro” Diego, non più cocainomane, lontano da una vita di eccessi che aveva scelto. «Ho fatto degli errori. Ma se ho fatto del male a qualcuno è soltanto a me stesso».E poi le interviste a Napoli, quella durante la festa scudetto alla Rai il 17 maggio 1987 (in cui ironizza sugli scudetti della Juve) e quella dopo la semifinale vinta dall”Argentina contro l’Italia il 3 luglio 1990 (in cui racconta di aver festeggiato con pudore per rispetto verso i compagni del Napoli che indossavano la maglia azzurra).n queste due puntate di “Cantastorie” c’è Gianni che parla con Diego, non Minà che intervista Maradona. C’è l’abbraccio caldo dell’uomo, e non del cronista, nel momento del bisogno. E che bella quella partita di calcetto al campo del Virgilio, sulla collina del Posillipo, con Diego che gioca con Sivori. Emozione purissima. Fonte: mattino.it