In qualche modo il Napoli ha riacciuffato una partita che gli era scappata via con fragore, quando si rimonta da 0-2 a 2-2 vuol dire che ci sono dei valori, e di questo va dato atto ai campioni d’Italia, ma il 2-2 di Marassi ha il profilo di una mezza sconfitta, segna forse il distacco definitivo dalla stagione dello scudetto. Rudi Garcia sta per completare la destrutturazione del Napoli spallettiano. Della squadra che fino a pochi mesi incantava l’Italia sono rimasti dei frammenti: le incursioni e gli accentramenti di Di Lorenzo, certe giocate pulite di Zielinski. S’è ingarbugliato Kvaratskhelia, sempre più avvitato sulla sinistra, e la leva Osimhen è spuntata, perché nessuno cerca più il nigeriano come accadeva prima.
Resta la qualità individuale, ottima e abbondante. Il Napoli ha arronzato il 2-2 con un tiro superbo di Raspadori e una semi-acrobazia di Politano, ma con un calcio abborracciato come ieri sera a Genova, con la prevalenza delle giocate sul gioco, non si andrà lontano. Per contro il Genoa ha il diritto-dovere di accogliere questo pareggio come una mezza vittoria. Il Grifone per un’ora ha imbavagliato i campioni d’Italia e si è reso pericoloso senza rischiare troppo.
Poi un calo fisico-mentale ha fatto svanire il successo, ma oltre a un punto che fa molta classifica – 4 punti in 4 giornate, media per una salvezza tranquilla – rimane il conforto di una prestazione quasi straordinaria. Il Genoa ha archiviato in via definitiva la batosta della prima giornata contro la Fiorentina e ha facoltà di pensare alla Serie A ritrovata come a un campionato possibile.
Scacco a Garcia Nel primo tempo, Alberto Gilardino ha impacchettato Garcia grazie a un sistema di gioco a doppio fondo, 4-5-1 in non possesso, con Gudmundsson largo a sinistra, e 4-4-1-1 in costruzione, con l’islandese ibero di accentrarsi e girare attorno a Retegui, ma più dei prefissi dei moduli sono piaciuti l’atteggiamento aggressivo del Genoa, per nulla “sudditante”, e la compattezza delle due linee rossoblù. Una squadra corta e rapida nel distendersi, con le fasce come motori principali. Gli 11 cross dei primi 45 minuti spiegano abbastanza dello sviluppo della gara. Il Napoli è andato in corto circuito.
Il palleggio a risalire il campo, un valore fondante del biennio spallettiano, è stato disattivato da Garcia. Nella prima frazione di ieri sera il Napoli si passava la palla tanto per passarla e finiva per cercare Osimhen o Kavaratskhelia con il lancio, ma i metri per Osi e Kvara scarseggiavano.
Il Genoa ha sofferto un po’ Kavaratskhelia intorno alla mezz’ora, quando il georgiano con i suoi guizzi ha fatto ammonire De Winter e Retegui nel giro di due minuti. Un falso allarme, un momento di sbandamento. Su un angolo nato da un bellissimo tiro a lunga gittata di Retegui, è arrivato l’1-0 genoano. Gudmundsson dalla bandierina e spizzata di De Winter per Bani lesto a mettere dentro sotto porta. Difesa del Napoli in versione presepe di San Gregorio Armeno, una carrellata di belle statuine.
Contromosse Avvio choc di ripresa per il Napoli. Pochi minuti e il Genoa ha raddoppiato con Retegui, imbeccato da Strootman. Una rete da avvoltoio dell’area, un ulteriore messaggio a Spalletti. Retegui ha senso del gol e si sacrifica per il gruppo con dosi massicce di pressioni e recuperi.
Garcia l’ha aggiustata con i cambi. La prima sostituzione c’era stata all’intervallo, Politano per Elmas, e la fascia destra azzurra era ritornata ad animarsi. Poi la modifica cruciale verso l’ora di gioco con l’inserimento di Raspadori e con relativo cambio di modulo. Dal 4-3-3 al 4-2-3-1- o 4-2-4, dipende da come si considerava la posizione di Raspadori, “girovagante” con destrezza tra trequarti e prima linea. Raspadori ha confermato di essere un quasi 10, un attaccante illuminato, di visioni e di proiezioni. Ha scrostato la ruggine e ha ricolorato la fase offensiva del Napoli. Stupendo il gol dell’1-2 su invito di Cajuste, controllo preciso e sinistro inappellabile, due magnifici gesti tecnici. Lì il Genoa si è un filo scomposto, ha perso certezze.
Poco prima del gol di Raspadori, Gilardino con coraggio aveva sostituito Sabelli con Malinovskyi, in pratica via un difensore e dentro un attaccante. Sarebbe facile ora imputargli una certa temerarietà, anche alla luce del 2-2 acrobatico di Politano su genialata di Zielinski. Gilardino ha fatto bene, se avesse impilato difensori avrebbe trasmesso insicurezza ai suoi. Il Genoa ha chiuso come aveva cominciato, con presenza scenica. Il Napoli, raggiunto il pari, pareva quasi appagato dal fatto di aver evitato la sconfitta. La sostituzione di Kvaratskhelia con Zerbin all’88’ è sembrata la prova di forza dell’allenatore verso uno dei giocatori simbolo dello scudetto. Zerbin, con rispetto parlando, avrebbe potuto cambiare qualcosa più di un Kvara in tono minore?
Fonte: Gazzetta dello Sport