L ’ orologio scandisce il tempo che passa e tra i 45′ (non) giocati con la Lazio e i 70′ (mai) iniziati con il Genoa, c’è racchiusa la distanza tra un’epoca e l’altra: al minuto ‘76, proprio mentre i fantasmi si aggiravano intorno al Napoli, Jack Raspadori è uscito dagli equivoci, ha fatto praticamente tutto da sé, ha caricato il sinistro e pure i compagni ed ha chiesto ripartire. Da quel momento lì, fingendo che nulla fosse accaduto – e nulla era seriamente accaduto – però qualcosa sarebbe successo, perché poi il talento resta vivo, e Zielinski e Politano l’avrebbero dimostrato, l’uno creando e l’altro segnando. «Ma non basta, perché ci sono partite che si devono assolutamente vincere». Al Napoli non può bastare di non perderle, come sussurrato da Garcia quindici giorni prima, perché c’è uno scudetto conquistato a maggio, perché c’è qualità alta, perché non può svanire così in fretta quello ch’è stato costruito e che Politano si tiene stretto al petto: «Bisogna ritrovare la forza del gruppo e dobbiamo lavorare per toglierci ancora tante soddisfazioni. Bisogna onorare la maglia e dare sempre di più, come fanno i nostri avversari quando ci incontrano».
VISTO DA RUDI. Il Napoli ha avuto bisogno di 7 0′ per scuotersi, inclusi due ceffoni, e nell’analisi a freddo, dopo averla vista dalla panchina, Garcia ritrova difetti sconosciuti: «L’abbiamo ripresa ma abbiamo buttato via due punti. C’è stato carattere ma sarebbe ottima idea dimostrare di averne dall’inizio. Non siamo stati determinati e lo abbiamo pagato, prendendo due gol da angolo. E questa può essere una lezione». Gli ultimi 20′, hanno parzialmente sistemato l’umore, anche se Garcia felice non può esserlo, perché le indicazioni del campo – e anche le scelte – hanno prodotto più di un’ora di niente: «Abbiamo avuto episodi strani, il fallo su Zambo e un contatto su Osi, ma noi non abbiamo alibi. Ci è mancato Rrahmani, prima dell’inizio, e non ho voluto rischiare».
IL CASO-KVARA. Poi c’è Kvara, che comunque non si vede: emerge a tratti, pochi sprazzi, e si fa notare, nel momento in cui Garcia lo toglie dal campo, per mettere Zerbin. «Ma cosa fai?». Ma il caso si apre e viene chiuso in quell’istante, perché alla fine l’allenatore sottolinea che «Kvara è un grande giocatore ma io dovevo dare un segnale a Zerbin, che meritava di entrare».
REALTA’. Però Garcia si è accorto che il suo Napoli non ha ancora tracce di un calcio che sia godibile, che per 70′ è stato complicato trovare qualcosa che somigliasse al passato o che desse anche suggerimenti per il futuro: «Sappiamo di aver giocato male, soprattutto nel primo tempo. La partita l’hanno cambiata quelli che sono entrati dalla panchina e però resta il rimpianto». E adesso, c’è la Champions, che secondo Garcia ha già inciso: «Il Psg ha perso in casa, il Bayern ha faticato: quando si torna dalla sosta, e ci sono poi partite così importanti, diventa complicato. Ma noi dobbiamo metterci a lavorare, subito. Mi aspettavo che fossimo maggiormente protagonisti ma non è stato così. Serve più solidità difensiva, maggiore cattiveria in certe situazioni».
Fonte: CdS