A dirla tutta, questa è una superpotenza che sfugge alle dinamiche del calcio – almeno quello italiano – è una tendenza nuova, «abbondare», di chi non si è voluto accontentare di un cossidetto «doppione» per ogni ruolo ma là davanti ha persino «esagerato», sistemandoci il valore aggiunto. E chi ce li ha tre centravanti che, messi assieme, fanno anche un centinaio di milioni, ingaggi esclusi (ovviamente) e comunque offrono garanzia, autorevolezza e anche prospettive? Osimhen ha appena 24 anni (25 a dicembre), Raspadori è un «fanciullo» con i suoi 23 anni e Simeone, fa sorridere quasi l’appellativo, è il «vecchio», e ne ha semplicemente 28.
Nella sua identità alternativa, un anno fa, pur avendo Osimhen, il colpo di magìa di Cristiano Giuntoli sostenuto senza indugi da Adl, che mise mano al portafogli proprio in pieno Covid, il Napoli ha deciso di battere strade coraggiose, ha investito di nuovo, trentacinque milioni per Raspadori, e poi ancora, prendendo Simeone e versando poi dodici milioni al Verona.
Fonte: Corriere dello Sport.