La chiamano sosta, che poi in realtà è pure giusto definirla così, ma in realtà è ormai per pochi, non certo per tutti: poi è chiaro che dipend e dallo status, ma a quel livello lì – Napoli e dintorni – non c’è pausa, né riposo. Solo una enorme, gigantesca, fatica supplementare: perché quando la Patria chiama, ed è assolutamente doveroso rispondere (ci mancherebbe!), l’acido lattico rischia di travolgere chiunque, soprattutto i grandi. Rudi Garcia se n e è stato a Castel Volturno con nove calciatori, non si attrezza neanche una partitina di calcetto se non arrivano i rinforzi dalla Primavera, e lui come altri s’è dovuto arrangiare, arte internazionale a quanto pare: un po’ di allenamenti – anche una doppia dentro – e poi cinque giorni di riposo almeno per loro. Il Napoli sta entrando, con le sorelle impegnate in Europa, nel cosiddetto frullatore: si comincia domani sera a Marassi, si finisce l’8 ottobre con la Fiorentina e nel resto dei ventidue giorni, altr e cinque partite nelle quali chiunque si porterà appresso i carichi di lavoro delle Nazionali. E dunque, turnover sia.
OPS
C’è chi ha volato per ore, chi è rientrato soltanto ieri, chi si è infortunato – come Politano – e chi invece s’è preso le proprie responsabilità e le ha portate a spasso: Di Lorenzo ha corso per 180 ’ sulla fascia destra, tra Skopje e San Siro, aggiungeteci il rientro nella notte dalla Macedonia, il sonno perduto , e comunque ha dato. E come lui, Rrahmani, che ha fatto altri giri; o Zielinski, che ha vissuto lo psicodramma della sconfitta in Albania e l’esonero del c t Fernando Santos; o Kvara, che ne ha presi sette dalla Spagna; o Ostigard, che poi almeno ha vinto con Kvara… Storie che si intrecciano.
LUI RIDE
E poi c’è chi come Elmas vive la propria dimensione di eroe nazionale, anche se Garcia gli ha dedicato appena 21 ’ nelle prime tre giornate di campionato: il gol a Malta, un gioiellino che chiamerebbero tiraggiro, e la prestazione sontuosa contro l’Italia hanno aggiunto credito a casa sua e qualcosa hanno diffuso pure a Napoli, perché ormai nulla può restare segreto.
RISCATTO
Per ritrovare se stesso, Cajuste s’è regalato 165 ’ con la Svezia; Lobotka ha soffocato il dolore per la morte del papà mettendo assieme 160 ’ ; per gli altri, sotto la soglia della sofferenza fisica, da 90 ’ in giù, con Meret che ha solo partecipato emotivamente al debutto di Spalletti.
E ORA
Però adesso diventa una prova di sopravvivenza, sette gare in rapida sequenza, una ogni tre o quattro giorni, con l’ansia da prestazione che afferra alla gola e il turnover che va modellato : Di Lorenzo, per non fare nomi, viaggia ad andatura insostenibile, non si ferma mai, e Zanoli è un ’ alternativa sulla quale puntare; in mezzo alla difesa, Rrahmani e Juan Jesus sono diventati la coppia , ma Ostigard reclama spazi e Natan è un investimento – con le garanzie di Micheli – da scongelare ; a metà campo, alle spalle del terzetto elegante, c’è Elmas, che non deve aggiungere altro a ciò che ha dimostrato, e però pure Gaetano e Cajuste sperano di essere interpellati, semmai l’intuizione – non essendoci di fatto Demme – dev’essere sul ricambio naturale di Lobotka; e in attacco, vabbé, ce ne sono talmente tanti che Garcia può rischiare in ampiezza ed in profondità. Un allenatore non conosce pause: in due settimane, ne ha avute cose da dire a se stesso, Garcia. Fonte: CdS