Osi c’è. Ci sarà, da oggi, pronto a guidar e l’assalto al Genoa e pronto a completare l’unica missione che conosce: vincere. Non ne può fare a meno, non riesce proprio a stare senza provarci (quantomeno): campionato o coppe, Napoli o Nigeria. L’ultimo acuto è andato in scena domenica a Uyo, nel suo Paese, in occasione della partita valida per le qualificazioni alla Coppa d’Africa con Sã o Tomé e Principe. Una passerella ufficiale, però sostanzialmente ininfluente ai fini del pass: la Nazionale nigeriana è già qualificata da giugno – ci pensò lui con una doppietta a lanciarla contro la Sierra Leone – eppure Victor ha giocato, ne ha segnati tre (6-0 il finale) ed è anche rimasto in campo fino all’ultimo istante. Implacabile, inarrestabile, mai sazio. «Non essere andato al Mondiale è stata una delusione tremenda, ma leggere il mio nome tra i migliori in lizza per il Pallone d’Oro è il coronamento di un sogno da bambino. Spero anche di vincere il premio di miglior giocatore africano». Altro? Beh, certo: c’è lo scudetto da difendere e una Champions da onorare. E da oggi, giorno del suo ritorno, comincerà a preparare le partite di sabato con il Genoa e di mercoledì con lo Sporting Braga. Missione: vincere. Missione sempre possibile, con Osimhen.
MOMENTO D’ORO. E allora, Victor torna a casa Napoli. Oggi, dicevamo, dopo la partita vinta domenica per 6-0 con Sã o Tomé e Principe: tre le reti firmate da Victor; una di testa volando in cielo, un’altra su rigore e la terza da re dell’area di rigore. Tris. Come quello calato con il Napoli in campionato nelle prime tre giornate: doppietta con il Frosinone, un colpo dal dischetto con il Sassuolo e poi il secondo ceduto – da leader – a Raspadori. Che ha ringraziato ma non ha capitalizzato. Poco male. Molto di più con la Lazio, la prima sconfitta stagionale: Osimhen è andato via incavolato come se avesse perso una finale di Champions e s’è sfogato in Nigeria. Nella porta di São Tomé, certo. E poi ha raccolto la soddisfazione pazzesca di entrare tra i 30 finalisti candidati al Pallone d’Oro. «È una cosa che ho sempre guardato in televisione e ora mi ritrovo a viverla. Un traguardo importantissimo per me e la mia famiglia che mi ripaga di tutto il duro lavoro. Sono felice», ha detto a Pulse Sport. E ancora. «Ho un altro sogno: essere nominato miglior giocatore africano dell’anno. Superare Yekini? Non credo sia possibile, lui è stato una leggenda per la Nigeria, ma nelle corde penso di avere i suoi numeri». Fonte: Cds