Dall’amico Luciano Spalletti, col quale condivideva le cene napoletane a Marechiaro, Fabio Cannavaro si aspettava un bel regalo per i 50 anni che compie oggi. E puntualmente è arrivato, sotto forma di vittoria dell’Italia. «Perché la Nazionale per me rappresenta sempre qualcosa di particolare. Coverciano è come casa mia, quando gli azzurri sono in campo sono sempre coinvolto».
Che Italia ha visto?
«Una squadra in crescita, nella quale si comincia a vedere la mano di Spalletti, uno dei migliori allenatori a livello internazionale. Il meglio che potevamo sperare per la Nazionale. Per una mezz’ora almeno abbiamo visto una squadra aggressiva e molto dinamica a centrocampo con Locatelli e Frattesi. Quest’ultimo oltre i gol, importantissimi, ha dimostrato di essere in grande crescita. In mezzo, con Barella e recuperando anche il miglior Tonali abbiamo qualità e fisicità ben distribuite. E poi Raspadori che lì davanti non dava riferimenti è stato tatticamente fondamentale per aprire gli spazi».
In difesa c’è qualcosa da registrare. Servirebbe in mezzo l’esperienza di un Cannavaro.
«Bisogna far meglio. Nell’attenzione e nei movimenti. A me Scalvini piace, come Bastoni, ma sono entrambi “braccini” di difese a tre, sono abituati a movimenti diversi, ad allargarsi. Poi spesso Di Lorenzo si è ritrovato troppo largo e alto e gli ucraini ne hanno approfittato. Col tempo miglioreremo. Complimenti a Luciano che merita grandi soddisfazioni. E sono convinto che alla fine ci qualificheremo per l’Europeo. Certo non è stato semplice cambiare tecnico a venti giorni dalle gare di settembre, Ora il peggio è alle spalle».
Donnarumma ha superato gli ennesimi fischi di San Siro.
«Sull’argomento non consento discussione. Gigio è un riferimento, un valore aggiunto per la Nazionale. Punto».
Cinquant’anni e una vita leggendaria: 5 momenti indimenticabili, uno per decennio.
«Le partite a perdifiato per strada e davanti al San Paolo nei primi dieci anni. L’esordio in A, quando avevo solo 19 anni in Juve-Napoli, non una partita qualsiasi. Prima dei 30, la nascita dei miei figli e la crescita della famiglia con Daniela. Poi, e non potrebbe essere differente, il Mondiale con la “bambina” sollevata a Berlino, il Pallone d’oro e il Fifa World Player. Nell’ultimo decennio la Cina dove ho vinto due campionati: la Super League con l’Evergrande Guangzhou e la seconda serie col Tianjin Quanjian».
Rimpianti?
«Non aver accettato la panchina della Polonia. Ho proprio sbagliato scelta».
Cosa farà da grande?
«Aspetto l’occasione giusta per allenare. A Benevento non è andata bene, ma credo di meritare una nuova opportunità».
Alla fine il più bel regalo se lo è fatto da solo acquistando il Centro Paradiso di Soccavo.
«Su quel campo sono cresciuti i miei sogni e non potevo sopportare l’idea che andasse tutto in malora. Lì ho giocato con la Primavera, cominciato ad allenarmi con la prima squadra, dormito nei ritiri. Soprattutto lì per anni si è allenato Diego Armando Maradona. Voglio una scuola calcio aperta a tutti. Un posto dove possano trovare spazi i ragazzi dei quartieri periferici».
Auguri Capitano.
Fonte: Gazzetta