È Kvara la chiave per risorgere, c’è bisogno della fantasia dell’ MVP del campionato

Non si diventa MVP di un campionato dalla sera al mattino successivo: ci vogliono trentotto giornate, tutte di altissimo livello, e luce che abbaglia come quello di Kvicha Kvaratskhelia. Il colpo dell’estate del 2022 di Cristiano Giuntoli, undici milioni di euro (appena), è stato Kvara, l’ha detto il campo, l’ha ribadito il calcio italiano, che non ha avuto dubbi a esprimersi nel momento in cui ha dovuto indicare il migliore: i dribbling taglienti come lame affilate nelle carni; gli scatti devastanti, che inducono i difensori a vacillare e poi a crollare; una serie di gol da «pazzi» (si può scegliere nell’archivio tra i quattordici segnati); quegli assist che spingono a «perdere la testa» (altri diciassette per gradire) raccontano d’un potenziale fuoriclasse che ha sradicato immediatamente ogni forma di pregiudizio e ha conquistato l’Italia.  Fonte: CdS. Poi Kvara si è fermato: con il Frosinone, per affaticamento; con il Sassuolo, per scelta; e con la Lazio, minuto 60′, è stato addirittura sostituito. Kvara è la sintesi o anche la quinta essenza del calcio, è il modello a cui ispirarsi; il talento da cui lasciarsi guidare pur nelle difficoltà di un momento, come quello di sabato scorso. Kvara sfugge alla normalità, essendo eccezionale con quella sua postura: è il cosiddetto top player che non conosce la banalità, una specie di rivoluzionario dell’anima, pronto a inventarsi una veronica, un tunnel e a fare di Napoli un murales per il futuro.
Kvara è il calcio che serve (anche) a Garcia e che il Napoli in tre partite appena non può aver smarrito tra le ombre costruite da una sconfitta, una soltanto. The winner is, direbbero altrove, senza lasciarsi contagiare dalla retorica e dall’euforia di pancia.. .
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