Anche Gollini (indirettamente) tra quelli che definiscono Gasperini un “DITTATORE”

Da Maehle a Gomez, da Gollini a Castagne: «Non si controlla, non c’è libertà, che atteggiamenti!»

«La sua potrebbe essere definita una gestione dittatoriale, basata sulla paura. Non ero abituato a tutto questo». Una “rivolta degli ex” partita da Joakim Maehle e caldeggiata sui social da Merih Demiral: il profilo del contendere è quello di Gian Piero Gasperini, accusato di avere metodi da sergente di ferro. Ma quello del danese non è il primo sfogo nei confronti del tecnico, in passato anche Timothy Castagne e Pierluigi Gollini avevano espresso qualche perplessità di troppo sulla gestione del Gasp.

IL CASO GOMEZ. Lo scontro che fece parecchio rumore fu quello col Papu. Dicembre 2020, Atalanta-Midtjylland: siamo ancora sotto le restrizioni dovute alla pandemia e gli stadi sono vuoti, perciò si sente tutto. Il tecnico nerazzurro chiede all’argentino di decentrarsi sulla corsia di destra, secco il no da parte del numero 10 a pochi minuti dall’intervallo. A raccontare i particolari lo stesso Gomez durante un’intervista a La Nacion qualche mese dopo il trasferimento a Siviglia: «Immagino che l’aver risposto così, a metà gara e davanti alle telecamere, abbia creato la situazione perfetta perché si arrabbiasse. In quel momento ho capito che sarei stato sostituito all’intervallo e così è stato. Negli spogliatoi però lui ha oltrepassato i limiti ed ha cercato di aggredirmi fisicamente». Lo stesso Gasperini ha poi smentito: «I comportamenti e gli atteggiamenti di Gomez, in campo e fuori, erano diventati inaccettabili per l’allenatore e per i compagni. L’aggressione fisica è stata sua, non mia». Botta e risposta a distanza salvo poi fare retromarcia poco prima della finale di Europa League contro la Roma: «Gasperini è un allenatore incredibile».

L’AFFONDO DI MAEHLE. Prima del danese anche Pierluigi Gollini – durante la presentazione con la Fiorentina – lanciò un messaggio verso il suo ex allenatore senza però sbilanciarsi: «Non sono andato via per scelta tecnica ma solo per i problemi personali con una persona». Qualche dichiarazione è arrivata anche da Leicester, a firma di Timothy Castagne: «Il suo metodo non sempre mi andava bene. È un allenatore che si arrabbia molto velocemente, che ha molti problemi a controllarsi. Prendo le cose positive dell’esperienza in Italia, ma credo di non essere mai stato al 100% a causa di questo modo di lavorare». E nei giorni scorsi è stato Maehle, da poche settimane al Wolfsburg, a raccontare dello strappo avvenuto col tecnico per via di un approccio difficile: «All’Atalanta l’allenatore decideva tutto. Non c’era libertà. Anche se vivevo in un bel posto e il tempo era bello, non avevo il tempo di godermelo perché passavamo tantissimi giorni al centro di allenamento». L’esterno danese, ai microfoni di Tipsbladet.dk, ha raccontato che fu criticato dall’allenatore per aver portato con sé agli allenamenti Rasmus Hojlund. Conferma Merih Demiral: «tutto vero» ha postato riferito alle voci. Poi il tweet a rincarare la dose: «Imparerai presto tutti i fatti. Aspetta l’intervista».

 

Fonte: CdS

 

 

 

 

 

 

 

 

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