Il commento di A. Barbano (Cds): “Alla pari con i big d’Europa”. I sei attaccanti azzurri valgono 300 milioni

Così scrive Alessandro Barbano sul CdS:

“Osimhen – Kvaratskhelia – Lindstrom – Politano – Simeone – Raspadori: provate a dirlo tutto d’un fiato come uno scioglilingua e, se vi riesce, aggiungete anche Elmas. Vi accorgerete che in patria non c’è confronto che regga, neanche quello del Milan, che pure si fa recitare: Giroud – Leao – Chukwueze – Okafor – Origi – Colombo -Traorè. I sei attaccanti azzurri, senza il jolly macedone, fanno insieme 300 milioni, secondo le stime di Transfermarkt, che tuttavia valuta Osimhen appena 120 milioni e Kvara 85. Questo tesoro vale, sulla carta, cento gol stagionali. Bisogna guardare oltre confine per individuare un potenziale così elevato e così ben assortito. Non più Real, cui non bastano Vinicius (peraltro infortunato per due mesi) e Rodri. Non Barcellona, dove Lewandowski ha spento il 21 agosto scorso le trentacinque candeline e i talenti che gli stanno attorno, da Ferran Torres a Raphinha e Yamal, non sembrano in grado di garantire per il futuro tutti i suoi gol. Non Liverpool, fuori dalla Champions. Non Arsenal, che somiglia al Napoli, ma forse è una spanna sotto, con Saka, Trossard, Havertz, Martinelli, Nketiah e Gabriel Jesus. Restano quattro squadre che stanno alla pari: il Psg, con Mbappé, Ekitike, Asensio e Dembelé; lo United, con Hojlund, Martial e Antony. Ma soprattutto il Bayern, con Kane, Thomas Muller, Choupo-Moting, Coman e Sané; e il City, con Haaland, Julian Alvarez, Bernardo Silva, Grealish e Foden. 

Tutto questo per dire che il club azzurro ha una grande responsabilità gestionale davanti a sé: instaurare e governare una vibrante competizione sportiva e insieme a un’autentica solidarietà umana, in campo e nello spogliatoio. Poiché sistemi così ricchi possono sviluppare sinergie qualitative illimitate, ma anche implodere. E tanto più questo rischio è alto quanto più l’asticella delle ambizioni cresce. È inutile nasconderselo: la squadra che affronta domani al Maradona la Lazio con una certa apprensione, visto il capitombolo interno della scorsa stagione, ha due obiettivi allo stesso modo importanti: bissare lo scudetto e arrivare in fondo in Europa. Per portarli a compimento occorre un perfetto dosaggio delle energie e delle motivazioni. Non è un’impresa che possa scaricarsi solo sulle spalle dell’allenatore Rudi Garcia. È la società che qui misura la sua compiuta maturità. Se il tricolore non è stato solo l’impresa di Spalletti ma il primo risultato di un ciclo, lo scopriremo nei prossimi mesi. A cominciare dal settembre di Champions, che li vedrà opposti al Real di Ancelotti, peraltro non al massimo della condizione (oltre a Vinicius, Militão e Courtois hanno iniziato una lunga convalescenza dopo la rottura del crociato). 
Una parola a parte merita l’assortimento di questo straordinario reparto, dove fantasia e potenza s’intrecciano. La prima e attesissima verifica riguarda la coesistenza di Kvara e Lindstrom sulle fasce nel classico 4-3-3 che, come ha detto Garcia in sede di presentazione, non è una religione ma solo un sistema collaudato. Che, all’occorrenza, può essere emendato o addirittura dismesso. La fantasia del talento danese fa della rosa azzurra un laboratorio straordinario, dove sperimentare soluzioni tattiche innovative. Il Napoli che fin qui ha espresso il gioco più creativo d’Europa può evolvere per abbattere nuove soglie di crescita. Il coraggio e l’esperienza di Rudi Garcia sono alla prova”. Fonte: CdS

 

 

 

 

 

Alessandro BarbanoNapoli
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