CdS – “L’ultimo dei mohicani bianconeri” Andrea Agnelli ha ottenuto uno sconto di pena

Arriva lo sconto per Andrea Agnelli, “l’ultimo dei mohicani bianconeri” rimasto sui banchi degli imputati delle aule sportive per rispondere delle conseguenze dell’inchiesta Prisma. Dopo i 2 anni di squalifica rimediati per il caso plusvalenze – confermati dal Collegio di Garanzia – all’ex n.1 della Juve sono stati inflitti ieri altri 10 mesi di stop, con un’inibizione però ridotta dalla Corte d’Appello della Federcalcio dopo i 16 mesi di squalifica comminati a fine luglio dal tribunale federale nazionale. La sentenza di ieri, che riforma parzialmente la decisione di primo grado, vede scendere anche la sanzione pecuniaria per Agnelli che passa da 60 mila a 40 mila euro.

SCONTRO. A differenza degli altri dirigenti del club che avevano patteggiato una multa col procuratore Chiné, chiudendo senza conseguenze ulteriori il secondo filone d’indagine (“manovre stipendi”, “rapporti con gli agenti” e “partnership sospette”), Agnelli ha proseguito nella sua battaglia legale. E così la storia s’è chiusa a fine maggio per tutti, tranne che per lui: la Juve ha pagato 718 mila euro, Paratici 47 mila, Nedved 35.250, Cherubini 32.500, Gabasio 18.500, Morganti 15 mila, Manna 11.750 e Braghin 10 mila (250 euro a testa per ogni giorno di inibizione tramutato in multa). Gli imputati hanno accettato le sanzioni impegnandosi con la Figc a non ricorrere più in tribunale per il caso plusvalenze, chiuso col -10 in classifica nel precedente campionato, mentre Agnelli ha rifiutato l’accordo professandosi innocente. Anche ieri, nonostante i 6 mesi in meno sulla fedina sportiva, è stato ritenuto colpevole dalla stessa Corte che il 20 gennaio (a composizione diversa nei membri, ma presieduta sempre da Mario Luigi Torsello) stabilì il -15 per le plusvalenze, cioè la stangata che avviò il terremoto politico-giudiziario attorno a Madame.

CENTRALE. Le motivazioni della sentenza, attese entro dieci giorni, chiariranno le ragioni dello sconto. Le manovre stipendi 2019-20 e 2020-21, secondo il tribunale federale, permisero al club di avere come effetto «di evitare l’appostazione in bilancio di costi e/o debiti per circa 90 milioni di euro» attraverso i famosi accordi privati con i calciatori, che rinunciarono a delle mensilità nel periodo Covid vedendosele restituite in un secondo momento ma con l’omissione – da parte del club – di depositare gli accordi economici di integrazione già conclusi. Il primo grado riconobbe la «centralità» di Agnelli nell’ideare e portare a termine l’operazione, il secondo grado ha quanto meno alleggerito la sua posizione. Fonte: CdS

 

 

 

 

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