La prima davanti al popolo del Maradona, quelli che lo scudetto lo esibiscono urlando di continuo lo status di campioni d’Italia. Mica poco. Anzi una responsabilità enorme che ieri il Napoli di Garcia ha onorato: «Ai giocatori ho detto: se un giorno sarete stanchi, guardate il tricolore sulla maglia. È una spinta, un orgoglio: vogliamo difenderlo al meglio così come abbiamo fatto in queste prime due giornate».
Garcia ricama belle parole, con il fioretto, ma poi sfodera la sciabola quando gli fanno notare che Osimhen è uscito dal campo piuttosto incavolato. «Beh, ha ragione».
Ah si? «La vittoria non era l’unico obiettivo: non abbiamo preso gol e abbiamo giocato bene, è vero, ma avremmo potuto fare meglio sul piano offensivo».
Venticinque tiri, due gol. «Per segnare di più bisogna prendere la porta e noi siamo stati molto imprecisi».
E ancora, sulla scelta di lasciare fuori Kvaratskhelia dal primo minuto: «Ha fatto una preparazione spezzettata, era meglio farlo entrare in corsa. Con gli avversari stanchi».
JACK E KVARA
E allora, il primo Rudi napoletano. Bene ma non benissimo, secondo lui: avrebbe voluto maggiore concretezza. A giusta ragione: il Napoli ha esperienza in questo campo; sa benissimo che gli errori si pagano spesso a caro prezzo. Basta poco. Ieri, però, con il Sassuolo è andata bene. «Anche se dal minuto 30 al minuto 45 abbiamo lasciato troppo la palla a loro».
Poi, il terzo rammarico di giornata: «Peccato per Raspadori: dispiace per il palo, più che per il rigore. Quelli li sbagliano tutti. Però voglio sottolineare il bel gesto di Osi che glielo ha lasciato».
A proposito: Jack è al centro di un processo tattico nuovo. Mirato a inserirlo con maggiore continuità: «In avanti può fare tutto, può giocare nei tre dietro la punta. Va sfruttato: sono sicuro che segnerà tanto e farà molti assist. E poi lavora per la squadra senza sosta. Lui non può restare sulla fascia, deve entrare dentro e stare di fianco a Osimhen. E anche Kvara deve dare incertezza al suo terzino, chiamare la palla nello spazio, venire tra le linee: così diventa più imprevedibile. Ora ha bisogno di crescere fisicamente: ha saltato 12 giorni di allenamento, su cinque settimane ne ha fatte due di lavoro».
Finale su Natan: «Ha bisogno di tempo, deve imparare il nostro calcio e la lingua. Deve inserirsi».
IL CAPITANO
Poi, beh, c’è lui: Giovanni Di Lorenzo. A Frosinone due assist per Osi e una partita super, ieri un gol e una partita pazzesca. Lui è un caso da studiare: gioca sempre dal 2019 e più gli anni passano, più migliora. Oscilla tra la dimensione del gigante e del colosso: straripante in fase offensiva, solido come un quercia in quella difensiva. Un riferimento costante che racchiude nella sua esperienza, nella personalità e nei risultati il significato del capitano. E del giocatore insostituibile: così era e sarà con Spalletti – in Nazionale, certo – e così è nel Napoli di Rudi. Dove recita praticamente da ala, una chiave e un martello così com’era Maicon nella sua Roma. «Siamo maturati tanto sin dalla scorsa stagione nella gestione del pallone: anche con il Sassuolo abbiamo giocato una buona partita e averlo fatto davanti ai nostri tifosi, all’esordio stagionale, ci rende felici. Siamo partiti forte: ci sono tutti i presupposti per fare una bella stagione».
Fonte: CdS