C’ è voluto poco, un soffio d’estate, quarantadue giorni di Napoli, per spiegare al signor Rudi Garcia cosa sia il calcio in una città che sa ancora di festa, anche se non ha più scudetti ai balconi, anche se ha dovuto aspettare trentatré anni per perdersi in una favola: «Io ho vinto il campionato con il Lille 52 anni dopo quello precedente e la coppa di Francia lo stesso anno, dopo 55 anni ed è stato bello; però, devo dire che la passione a Napoli va oltre: è una religione. Per me il calcio è questo e dovrebbe essere sempre così».
Ma a Rudi Garcia, che va in giro con la responsabilità della successione di Luciano Spalletti e quindi con la Storia addosso, ne sono stati sufficienti anche meno per capire chi sia, cosa e quanto valga Victor Osimhen: «È un trascinatore pazzesco: vuole vincere e trascina la squadra. Un po’ come Cristiano Ronaldo: quando vince è contentissimo, chiama la squadra, vuole fare la foto-ricordo. Mi piace, fa parte dei migliori al mondo come centravanti ed è bello vedere che un giocatore che potrebbe giocare solo la fase offensiva difende come un matto, pressa, torna indietro, aiuta».
C’è voluto un attimo, per Rudi Garcia, per respirare questo clima nuovo e contagioso, per restare stupito da una squadra che ti entra immediatamente dentro e che, confessandosi a Dazn-Heroes nella sua prima esclusiva italiana in cui infila quel che può e quel che sente, ha virtualmente applaudito. «Calciatori che hanno uno spirito collettivo, bravissimi a giocare di prima». Il suo vero Napoli debutterà tra due giorni a Frosinone e dovrà avere una identità, un’autorevolezza che ricordi quello di Spalletti, capace di stracciare il campionato: «Quando arrivi in un ambiente vincente la cosa che ti aspetti è che ogni volta che provi a migliorare qualcosa dicano: ma l’anno scorso ha funzionato. Ora dobbiamo fare un ulteriore step e portare novità. Secondo me, per un gruppo è sempre interessante avere cose nuove, altrimenti ti annoi».
E per non annoiarsi, ci sarà un Raspadori a tutto campo («può fare la mezzala, l’esterno, il trequartista e anche l’attaccante»); non obbligatoriamente il 4-3-3 («dobbiamo anche avere la capacità di giocare con due punte»); il solito Kvara («quando dribbla è bello da vedere») e un orizzonte alto («il Napoli l’anno prossimo deve giocare in Champions League, questa è la base»). Garcia rientra in Italia dopo sette anni, andò via da Roma nel 2016 e ora che è tornato nella Capitale i tifosi hanno ironizzato: «Sono andato a un concerto all’Olimpico appena dopo aver firmato con il Napoli. Sono stati veramente carini, mi hanno detto: peccato, ma ti vogliamo bene. Auguri e in bocca al lupo». Roma è la sua prima Italia, Roma ora è Mourinho oggi ma Totti per sempre: «Francesco è un grande campione, uno dei pochi che vedeva prima di tutti ciò che stava per succedere. Pazzesco. E Mourinho ha ridato gioia ai tifosi della Roma, uno stadio sempre pieno. Ha vinto tanto, ha un palmares fantastico». La sua nuova Italia è Napoli, piena di Spalletti: «Gli ho lasciato il posto alla Roma e lui me l’ha lasciato qua al Napoli. Ho rispetto per l’allenatore: ha fatto grandi cose». Adesso tocca a lui.
Fonte: CdS