C ’è un brasiliano che i tifosi del Napoli ricordano con piacere. André Cruz, con quel suo modo unico di calciare in porta, è stato un difensore inedito, libero in tutti i sensi di affrontare avversari e partite a seconda del proprio istinto. Oggi, all’età di 54 anni, ricordandosi dei suoi trascorsi al Napoli dal 1994 al 1997, si augura che Natan Bernardo de Souza, semplicemente Natan, anni 22, un altro brasiliano al centro della difesa, possa farsi apprezzare a lungo, sulla scia dello stesso piacevole ricordo, anche se si partirà da un profilo ancora tutto da modellare: «Natan ha grandi potenzialità, è veloce e agile, ha un gran fisico, ma è un giovane e deve crescere. Non aspettatevi un leader e neppure uno alla Cruz, che calci rigori o punizioni come facevo io…».
Non c’erano dubbi, di Cruz ce n’è solo uno.
«Ma il calcio è cambiato e comunque non sarebbe corretto fare paragoni dopo tutti questi anni. In Brasile il vento sta cambiando, con gli investimenti americani i club si stanno strutturando sempre di più e l’arrivo di allenatori europei, soprattutto portoghesi, ha inaugurato una nuova fase. Si parte dalla fase difensiva e per questo, con una mentalità nuova, stanno crescendo ed esplodendo tantissimi centrali di qualità. Con gli allenatori europei si difende di più e ci si difende meglio e questo aiuta i singoli a crescere e ad avere minori difficoltà quando lasciano il Brasile».
Avrà notato Natan in questi mesi?
«Non solo l’ho seguito con attenzione, ma ho anche apprezzato i suoi progressi in poco tempo. Ha disputato belle partite, come in Libertadores, ed è riuscito ad emergere anche in situazioni scomode contro avversari di valore. Il Bragantino ha affrontato squadre come Flamengo e Palmeiras e lui, contro attaccanti forti, veloci, è riuscito a farsi valere, dimostrando personalità e carattere, oltre a qualità tecniche e fisiche evidenti. Il Bragantino, poi, come società Red Bull è una garanzia, ha costruito una bella squadra e come società sta crescendo, anche se non ha ancora vinto».
Le aspettative sul suo conto, ora, aumentano.
«Ma ci vuole sempre prudenza in questi casi. Il campionato italiano non è quello brasiliano. La Serie A è difficile, è un altro mondo, è tattica, velocità, margine di errore minimo. Il Napoli, poi, è una squadra da vertice, e lui è molto giovane. Non corriamo. Non vi aspettate subito un leader. Avrà bisogno di tempo per imporsi e per comandare la difesa. Ovviamente mi aspetto una crescita costante, magari verrà convocato anche in Nazionale, accumulerà esperienza e quindi, tra due o tre anni, potrà anche diventare un top del suo ruolo. Intanto avrà tanto da imparare dai suoi compagni di reparto a cominciare da Rrahmani e anche Juan Jesus, brasiliano come lui, sarà fondamentale per il suo inserimento».
Quali sono le sue principali qualità?
«Ha un’ottima struttura fisica unita a un’agilità che lo aiuta ad essere decisivo nell’uno contro uno. Gioca bene a campo aperto perché è bravo a farsi valere nei duelli individuali. Sfrutta la sua velocità sfidando gli avversari e sa farsi valere palla al piede. Si parla dei suoi lanci lunghi col mancino, ma forse emergono di più nei video che lo descrivono in pochi minuti, in realtà per le partite che ho visto il Bragantino fa gioco corto, ci sono tanti passaggi di prima, pochi lanci, e Natan non si sottrae al palleggio anche rischioso».
Dove può ancora crescere?
«L’ho spiegato prima e non era solo una battuta. Natan nasce difensore e ricopre il ruolo in modo classico e lo fa bene, ma non vi aspettate che si spinga in avanti alla ricerca del gol, almeno non subito».
Fonte: CdS