No, Garcia non ha ancora letto “il Gattopardo” di Tomasi di Lamepedusa e quella lezione tutta italiana del “tutto cambi perché nulla cambi”. Macché, continua a macinare roba nuova per il Napoli dello scudetto, sognando chissà quale variazione sul tema e magari di riuscire subito a cancellare il passato recentissimo per proiettarsi al futuro in un lampo. Ma forse sta facendo tutto troppo velocemente. L’amichevole con l’Augsburg finisce 1-0 e decide una rete di Rrhamani nella ripresa. Ma poiché i test tra le montagne e in agosto servono a capire, ecco la sensazione è che Garcia non abbia alcuna voglia seguire il tracciato dello scorso anno. Anzi, se potesse farlo prenderebbe tutto e resetterebbe ogni cosa. E non è questione di uomini, perché volendo, nonostante la pestilenza che lo costringe a fare a meno di Kvara, Anguissa, Osimhen e Zielinski, pure contro l’Augsburg avrebbe potuto affidarsi al vecchio e caro tridente offensivo che tanti dolori ha sempre dato a tutti (in campo c’erano Politano, Raspadori, Simeone e il redivivo Lozano). E invece mette in campo una versione geneticamente modificata del Napoli: l’abito non è quello cucito dal vecchio sarto, perché quello nuovo ama la moda francese e insiste con il 4-4-2 con Simeone e Raspadori là davanti e Lobotka confuso nella linea a fare poco o nulla con Elmas. Ora il punto non è lo schieramento tattico, roba da matematici e da amanti dei numeretti sulla lavagna: la questione è che troppo a lungo il Napoli è confuso e quasi non sa cosa farsene del pallone. Ecco, per una squadra che giocava a memoria, un segnale di allarme a 15 giorni dal via del campionato.
P. Taormina. Fonte: Il Mattino