Il contratto di Osimhen, la voce è arrivata anche all’Aremogna, scade nell’estate del 2025, mica poi così lontana: si fa in fretta a chiudere questo campionato e a ritrovarsi poi ad un niente dal parametro zero, ipotesi che travolgerebbe emotivamente (e non solo) De Laurentiis, perché non si può perdere un capitale del genere. Ma intanto, per sistemare e adeguare il vecchio accordo, c’è una distanza ancora ragguardevole: la tentazione di allungarlo, impone di ritoccarlo, e in che modo, verso l’alto. Ma queste sono le storie del calcio, un’estate sì e l’altra pure, e intanto non sono ancora scemate le possibilità all’estero: il Psg danza tra Gonçalo Ramos e Kolo Muani, ma ancora non si è spinto al di là delle intenzioni; il Bayern Monaco aspetta di capire se potrà chiudere con Kane o se dovrà rassegnarsi; Mbappé sta dove stava, quindi niente Real ma pure niente Parigi; e in Arabia Saudita Osimhen non vuole andarci, non ora, non subito, perché alla sua età ha voglia di Champions, di Europa, d’un calcio che lo seduca. E tra De Laurentiis e Calenda, chiaramente, ci sono strategie eguali e contrarie: la volontà di starsene in santa pace, tra Castel di Sangro e Fuorigrotta, non è evaporata, ma a condizioni che sono indiscutibilmente ed inevitabilmente diverse. I quattro milioni e mezzo a contratto (più i bonus ai venti e ai venticinque gol) non sono sufficienti a ristabilire un clima idilliaco e come succede nelle migliori famiglie si è spesso costretti a fermarsi, rallentare, poi accelerare, poi moderarsi. Perciò ci sono dolori sparsi, tra muscoli e cervello. Fonte: CdS