Sei incontri in due ritiri tra DeLa e Calenda non sono bastati. Si lavora su ingaggio, clausola e immagine

V ictor Osimhen è a bordocampo, in panchina, in ciabatte, calzettoni e maxi cuffie a guardare gli altri: ha un affaticamento muscolare, il lavoro si fa sentire, e così la decisione è stata di fermarlo a scopo precauzionale. Conoscendolo, se avesse avuto facoltà di scelta libera, avrebbe giocato in qualsiasi condizione. Ma non se ne parla, per carità: al massimo, se l’allarme sarà scongiurato, tornerà in campo domenica con l’Augsburg, nella terza amichevole, a tredici giorni dalla prima di campionato in programma a Frosinone il 19 agosto. Una specie di limite, di termine immaginario e magari im maginifico: l’idea, o meglio il sogno di tutti i protagonisti della trattativa più delicata e importante dell’estate dello scudetto, è che all’epoca Osi possa già essere titolare di un contratto nuovo di zecca con il Napoli. Più lungo, più solido e più consono a regalargli quella felicità a cui Garcia ha spiegato di tenere molto: Victor, del resto, è un patrimonio di gol, esplosività, a tratti strapotere.  Il suo manager, Roberto Calenda, nel frattempo ha lasciato il ritiro dell’Aqua Montis dopo l’ultima riunione di martedì: gli incontri con Adl si sono fermati a sei – tra Dimaro e Rivisondoli – ma l’accordo non è ancora arrivato. E così la trattativa per rinnovare il rapporto in scadenza nel 2025 continua, a oltranza, inarrestabile. Una specie di mix tra la maratona di New York e quella di Boston:estenuante . E di corsa, tra frenate e ripartenze, le parti provano a limare le distanze sull’ingaggio e la clausola, sulla gestione dei diritti d’immagine e tutto lo scibile compreso negli articolati contratti del club. Si lavora con qualche pausa, magari non lunga però necessaria a riflettere e soprattutto a respirare profondamente.  Fonte: CdS

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