L’ex Sirigu al CdS: “A Napoli sono stato benissimo. Kvara? Più che in partita: è un mostro!”

Alle 11.32 l’appuntamento è fissato: «Ci sentiamo alle 14». Va bene, d’accordo, buon viaggio. «Grazie», prego. Salvatore Sirigu, 36 anni e una certa fretta, trascorre il tempo che manca in viaggio. Volando, il verbo più adatto a un portiere, dalla Sardegna a Firenze. Da casa al campo. Alle 14.07 è lui a farsi vivo: «Ciao, scusami, alle 14.30 inizio ad allenarmi… Se puoi, chiamami». Ritardo innocente – chiedo venia – e un messaggio che racconta tutto: non ne può già più di stare senza calcio e ci sta dando dentro come un matto per tornare entro fine agosto, in tempo per i campionati, dopo l’intervento al tendine d’Achille della gamba sinistra per l’infortunio rimediato il 25 marzo nel corso della partita di allenamento della Fiorentina con il Seravezza Pozzi. «Tradito da un movimento sbagliato nel momento migliore della stagione». Quando aveva cominciato a giocare, la Conference entrava nel vivo e la sua scommessa di lasciare il Napoli a gennaio, con mezzo scudetto già cucito sul petto, cominciava a dare i primi frutti.

A proposito, pentito della scelta?
«Assolutamente no. A Napoli sono stato benissimo: un vero onore condividere lo spogliatoio con ragazzi eccezionali a cui rinnovo i miei complimenti. Firenze, poi, mi ha lusingato: sentivo che sarebbe stata un’occasione, ho avvertito entusiasmo. Mi sono divertito tantissimo».

E ora come stai?
«Bene, contento di aver fatto una riabilitazione attenta e oculata e del mio stato di forma. Inizio a vedere la luce».

A marzo, però, hai visto il buio.
«Un trauma, anche perché non avevo mai avuto problemi seri in carriera. Poi il chirurgo, il dottor Santucci, mi ha spiegato che non si trattava di una rottura ma di una disinserzione. Mi ha detto che il tendine era sano e che in quattro, quattro mesi e mezzo sarei tornato come nuovo. Ormai ci siamo quasi, ho anche ripreso a fare qualcosina con il pallone. In campo. Da portiere. Mi sento me stesso, ora».

Inevitabile: hai pensato al ritiro?
«All’istante m’è crollato il mondo addosso, ma poi mi sono detto che il calcio è la mia vita, che sono sempre stato professionale, serio e sano. E che sarei tornato: il mio obiettivo è questo e lo sento vicino anche se non tutti ci credevano».

Cioè?
«Davano per scontato che a 36 anni avrei smesso. Che mi sarei ritirato: al primo infortunio? Ma perché? Non ci penso neanche, aspetto un’occasione: sono svincolato e in attesa. Voglio giocare e giocherò».
Con la Fiorentina come va?
«La Fiorentina sa come la penso: se ha bisogno di me, sono qua. Nel frattempo ringrazio la società, il tecnico, i compagni: mi hanno seguito, aiutato, sostenuto e mai abbandonato. Mai. Ho trovato grande umanità, sono grato a tutti. Anche ora lavoro al Viola Park. E in vacanza mi hanno fatto seguire da un fisioterapista dello staff, Stefano».

Vacanze in Sardegna, casa tua, manco a dirlo.
«In realtà non ho fatto un solo giorno di relax: non mi sono mai fermato per accorciare i tempi di recupero con Stefano».

Il lato umano della Viola: storia bella, davvero. Un peccato finirla così.
«Ripeto, aspetto una chance: se non sarà a Firenze vedremo, Italia o estero non è un problema. Parlo altre tre lingue: inglese, francese e spagnolo».

Con l’arabo come te la cavi?
«Beh, quello dovrei impararlo. Gli arabi stanno rendendo il mercato più folcloristico, sta accadendo qualcosa di mai visto. E sta nascendo una lega interessante: se giocano Cristiano contro Benzema io li guardo volentieri. E non credo di essere l’unico».

Anche il tuo amico Verratti è corteggiato in Arabia.
«Marco deve fare ciò che sente e ciò che vuole. Non deve dimostrare niente a nessuno, ha un tale spessore internazionale».

Caso Mbappé: Mister Miliardo o Real Kylian?
«Non conosco bene lui e non conosco i fatti. Non giudico».

La saggezza dell’esperienza. Il tuo, in effetti, è un approccio zen all’infortunio.
«Per un calciatore è una cosa normale, inutile abbattersi, la cosa importante è la salute. Di certo è stato una lezione. E mi ha aiutato ricordare le storie simili o peggiori di tanti ragazzi, tanti amici: Spinazzola l’ho visto con i miei occhi all’Europeo. E poi Chiellini e Perin: ne hanno passate tante. E ancora Marchetti e Mandragora: Rolando ha fatto tre o quattro interventi, i crociati ed è tornato più forte e maturo di prima. Gli voglio bene. A lui come a tutti loro: mi hanno dato forza».

Ti stai facendo un’idea sul prossimo campionato?
«Il Napoli è ancora favorito per lo scudetto anche senza Kim. Proseguire su una base solida è più facile: per Inter, Juve e Milan non è facile rifondare. Però il Milan sta facendo un bel mercato».

Chukwueze e Pulisic sono la risposta a Kvaratskhelia?
«Non giudico chi non conosco bene, lo sai. Ma conosco Kvara: gli ho visto fare due o tre cose incredibili in allenamento. Più che in partita: è un mostro».

Osimhen vale 200 milioni?
«I prezzi li fa il mercato. Ma se oggi parliamo di centravanti puri, penso a Victor e Haaland».

Se invece parliamo di portieri del futuro, pensi a Salvatore Sirigu?
«Io vorrei regalarmi una bella opportunità ed essere felice. Mi auguro la salute e poi la gioia di tornare ad allenarmi senza pensare a terapie, piscina e palestra. Voglio arrivare al campo, cambiarmi, infilare i guanti e ridere». E volare.

Fonte: CdS

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