Ieri a Rivisondoli sesto incontro tra Calenda e DeLa: nuovi passi in avanti verso il rinnovo di Victor . I dettagli

Tra una telefonata e l’altra, tra due paroline e un drink nella serata di domenica, come si fa tra amici che giocano però su interessi mai convergenti e che vogliono comunque stringersi la mano, Adl e Calenda si sono accomodati nelle sale dell’albergo, hanno sorriso e scherzato, hanno seriamente affrontato l’argomento rinnovo, hanno parlato di cifre che vengono secretate perché secondo il codice-presidenziale parlar di soldi «è cafone», hanno tratteggiato un recinto che si chiama clausola – pure qua, nessun riferimento economico – hanno allontanato i fantasmi che sempre si avvertono in questioni così gigantesche e poi si sono salutati con una serenità interiore che fa sospettare momenti addirittura migliori. La firma, per ora, rimane nella penna, però l’ennesima fumata grigia, quella che prima o poi diventerà bianca o semmai azzurra serve per spargere quell’ottimismo che si coglie: cos’altro avrebbero dovuto dirsi, se non ci fossero margini per dare una scossa a quel contratto da 4 milioni e mezzo di euro (con dentro vari bonus per i gol) e in scadenza 2025? Si lavora, chiaramente, ognuno per sé – com’è giusto che sia – e per la propria azienda: il Napoli fa i conti con se stesso e pure Osimhen, che è un brand mica solo in area di rigore. Ci sono offerte e richieste e distanze che vanno accorciate, sino ad azzerarle per tutte: De Laurentiis vuole arrivare sino al 2027, in modo da evitare il pericolo – tra dodici mesi – di poter concedere al mercato la possibilità di «prenotare» Osimhen, che «scade» nel 2025. E un attaccante da 200 milioni (cit. Adl) ha ovviamente ambizioni di ritrovarsi riconosciuto un ingaggio degno del suo valore, proporzionato. Poi, dentro a certe dinamiche, ci finiscono le posizioni e le strategie. FONTE: CDS

CalcioContrattoNapoliOsumhen
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