Fabio a Il Mattino: “A 10 anni al Paradiso ho giocato la mia prima partita, non ho dimenticato che son nato qui”

«Adesso si può dire: le porte del Centro Paradiso si riapriranno». Il messaggio pubblicato sui social da Fabio Cannavaro ieri sera, con la sua foto davanti al cancello azzurro, ha chiuso quindici anni di trattative. Poche righe per comunicare un sogno che finalmente si realizza: il Paradiso, il campo del vecchio Napoli, riapre. Il capitano della Nazionale campione del mondo 2006 ha acquisito la struttura da Portland e Leaseco One, due società di cartolarizzazione che controllavano il centro – inaugurato nel 1975 – dopo una serie di vicende giudiziarie successive al fallimento della Ssc Napoli nel 2004, con passaggi dal gruppo dell’ex presidente Giorgio Corbelli alle società di leasing di Intesa e Ubi. L’ex campione aveva illustrato nelle scorse settimane il progetto «calcistico e sociale» al sindaco Gaetano Manfredi in un incontro a cui aveva partecipato anche l’avvocato Claudio Minghetti, prezioso consulente legale.
Cannavaro, come è nata questa idea?
«Ho cominciato a rifletterci quindici anni fa, quando ancora giocavo. Ne parlai al notaio Ludovico Capuano, che mi è stato vicinissimo in questo percorso. Non è stato facile arrivare all’intesa sottoscritta in queste ore».
Perché?
«C’erano situazioni controverse sulla proprietà. Noi presentavamo proposte e non riuscivamo a chiudere. C’è stata una lunga fase di stallo. La situazione è diventata più chiara nelle ultime settimane e abbiamo lavorato per raggiungere gli accordi con i professionisti che mi sono stati vicini: da Capuano (figlio del notaio consulente della vecchia Ssc Napoli, ndr) a Minghetti, Di Lorenzo e Salzano».
Quanto è costata questa operazione?
«Cifre non ne facciamo. Quello che conta è altro: è ridare una struttura per il calcio alla città della squadra campione d’Italia. A Napoli ci sono campi di tennis e di padel, ma non di calcio, con tutto il rispetto per chi pratica quegli sport. Ecco, noi vogliamo dare un’opportunità ai tanti ragazzi che vogliono giocare a calcio, peraltro su un campo dove si è allenato per sette anni Maradona con gli altri campioni che hanno vinto due scudetti».
E dove si è allenato anche Cannavaro.
«La prima partita la giocai al Centro Paradiso quando avevo dieci anni, una gara dei Giochi della Gioventù. E poi le giovanili col Napoli, le stagioni in prima squadra con Bianchi, Lippi, Guerini e Boskov prima di trasferirmi al Parma. Tanti ricordi su quel campo, in quello spogliatoio, in quella foresteria. Chissà che fine ha fatto la foto che era esposta all’ingresso della sala ristorante…».
Quale foto?
«Carnevale che fa il giro di campo il 10 maggio 87, dopo la vittoria del primo scudetto. Ecco, accanto a lui c’è un raccattapalle che esulta: sono io, avevo tredici anni e la notte prima della partita con la Fiorentina non dormiii per l’emozione».
S’erano fatte varie ipotesi per la destinazione d’uso del Centro Paradiso.
«Non da parte nostra, io ho avuto sempre idee chiare: qui si farà sport, anzi calcio. È un sostegno che vogliamo dare ai ragazzi di Napoli perché la passione per il calcio va alimentata su un campo, non soltanto allo stadio o davanti alla tv».
Su quel campo che faceva disperare Maradona, che lo definì pessimo. E adesso diciannove anni di chiusura si vedono tutti.
«Abbiamo fatto qualche sopralluogo ma sinceramente in questo momento non saprei indicare le tempistiche per avvio e completamento dei lavori. L’unico obiettivo che avevamo con i miei consulenti era raggiungere un’intesa e chiudere questa trattativa che andava avanti da troppo tempo».
Cresceranno altri Cannavaro nel nuovo Centro Paradiso?
«Sarebbe bellissimo. Intanto, è stato fatto il primo importante passo: le porte del Paradiso stanno per riaprirsi e mi stava particolarmente a cuore perché io sono partito da qui e non l’ho mai dimenticato».

Fonte: CdS

CalcioCannavaroIntrevistaNapoli
Comments (0)
Add Comment