Gli piace a Garcia. E pure tanto. Ogni volta che può la butta sull’ironico. Fa bene, è la cosa giusta per cancellare il ricordo di Lucianone. “Stasera siamo proprio tranquilli…“, dice sornione vedendo la folla, almeno un migliaio. Non ci sono trappole all’orizzonte, né il rischio di qualcuno che rompa le uova nel paniere. I tifosi hanno pochi peli sulla lingua. E si lasciano andare alle loro curiosità. In un clima perfetto, con l’ordine pubblico coordinato dal questore di Trento, Maurizio Improta. Sul palco c’è Nicola Lombardo, a raccogliere le domande Jolanda De Rienzo: “Le nostre ambizioni? Quando si inizia un gioco, si inizia per vincere e mai per perdere. Vale per i bambini e vale per tutti noi. La prima emozione a Napoli? Semplicemente quando sono arrivato in città a metà giugno, ho visto Napoli tutta azzurra. E non parlo del mare, ma degli striscioni e questa cosa mi è piaciuta da morire. E ho capito una cosa fondamentale: qui il calcio non è una passione, è quasi religione. Se ci sarà spazio per Raspadori? Quando si fa un pasto mica ci si mette dentro un solo ingrediente sennò nessuno mangia quel piatto. Raspa è un ingrediente in più perché mette sale, pepe.. e gol. Il presidente ha ambizioni, io ho ambizioni. Osimhen è sotto contratto. De Laurentiis mi ha detto che non si vuole fermare a quello che è stato fatto un anno fa. E allora io so che sarà una squadra di qualità. Amo la logica e penso già a cosa deve fare il mio Napoli per vincere: giocare bene: se una squadra gioca bene e lo fa spessissimo ha molte più chance per vincere le partite. Napoli è unica, non la conoscevo. Sono stato a Pompei e in costiera amalfitana. Scoprirò il cibo: io posso farlo, i miei calciatori no. Visiterò musei anche se so che dovrò farlo con baffi e parrucca. Ndombelé è andato via e io a centrocampo ho tanta qualità, ci sono giocatori che possono giocare esterno d’attacco. A me piacerebbe trovare un giocatore con fisicità per aiutare Anguissa. Mio padre allenatore? Pensando ai suoi sacrifici, alle volte che non è stato in famiglia per lavorare e per allenare in terza categoria, ho provato a convincermi che era meglio non farlo questo mestiere. Perché è pure ingrato: quando vinci vincono i calciatori e se perdi perde l’allenatore, ma nel profondo del cuore sapevo che dovevo fare questo. Partirò con il 4-3-3, lo schema con cui hanno vinto lo scudetto. Però il mio compito è spingere i giocatori a fare in modo che si resti a quei livelli. Hanno fatto vedere il livello eccellente e lì voglio vedere. Sempre. Non è facile per uno della Primavera inserirsi in una squadra al top d’Europa come è il Napoli. Dei giovani non guardo quello che hanno fatto prima, guardo con spirito vergine per la mia opinione. E tengo gli occhi molto grandi“.
Fonte: Il Mattino