Se non avesse fatto il poliziotto, magari lo avrebbe notato Paolo Sorrentino: Maurizio Improta, 61 anni, questore di Trento, napoletano e (super) tifoso del Napoli, ha una faccia da cinema che viene fuori in tutta le pause e in ogni espressione che accompagna il racconto di una vita tra la gente, per la gente, che ricorda neanche tanto vagamente Toni Servillo. «Qualcuno me l’ha detto, sa?». Inevitabile, del resto. Mentre lui, che a Napoli è nato ma non ci ha mai vissuto, ha inevitabilmente conservato il sangue paterno e una leggera inflessione «che viene fuori prepotente quando m’incavolo». Ieri, invece, ha dispensato soltanto sorrisi: il sopralluogo a Dimaro, nell’area denominata Ski.it Arena che abbraccia l’area dello stadio e quella dedicata agli eventi, è andato alla grande. Improta ci ha lavorato tanto, ha riflettuto, pensato e ha stravolto l’organizzazione con una serie di novità pensate per il pubblico: «Io sono un tifoso e mi sono messo nei panni dei tifosi: mi piace la comodità e la comodità consente anche una gestione serena dell’ordine pubblico». Il dispositivo è calibrato per numeri alti: 70mila presenze, forse anche di più. Tutti in attesa di vedere Kvara e Osi. A proposito: è preoccupato per la sua cessione? «No. E al massimo gli mettiamo le manette».
Arresterebbe Osimhen? «No, per carità. Però gli metterei le manette per tenerlo al Napoli a vita: lo legherei alla porta avversaria, così da farlo trovare sempre in posizione-gol».
È molto tifoso, dottore. «È stato uno scudetto tanto atteso. E poi quando si cresce ci si commuove spesso: mi sono venute in mente immagini favolose della mia infanzia, di me al San Paolo sulle ginocchia di mio padre il giorno del gol di Maradona alla Juve. La punizione impossibile».
Dov’era il 4 maggio? «A Trento. Ho pensato di andare a Udine, ma non è stato possibile. Però ero a Napoli il 7 maggio per la festa con la Fiorentina: ho festeggiato con De Laurentiis e la squadra. È stato fantastico. Ho una particolare simpatia per il Cholito, Simeone: ho una sua maglia con dedica in ufficio. Mi piace anche Raspadori: gioca, studia e non cerca scuse per non laurearsi. Vuole realizzarsi. È bello».
Lei invece ha realizzato un bel progetto a Dimaro per il ritiro numero dodici della squadra. «Sono felice di rendermi utile alla comunità: ho lanciato delle idee e le ho condivise con il Comune, il Napoli, Trentino Marketing e l’Apt. Diciamo che ho sfruttato la mia esperienza di tifoso».
La capienza dello stadio di Carciato è stata ampliata con due tribune e l’area dedicata agli eventi è pensata per accogliere un pubblico enorme. «Ragioniamo su numeri elevati e siamo pronti a fronteggiare il lavoro con un dispositivo di 40 elementi fissi sul campo. Sia chiaro: Dimaro non è militarizzata, per carità, saranno presenze discrete. Sobrie. E agli eventi abbiamo anche previsto dei servizi food: ci aspettiamo festa e gioia, mica contestazione».
Il lavoro e la sua passione insieme: niente male. «Amo il mio lavoro e mi piace farlo per i campioni d’Italia: li scorteremo sin dall’arrivo a Verona. Voglio ringraziare particolarmente il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno per l’attenzione e i rinforzi assegnati. E anche i carabinieri di Malè».
In Trentino, tra l’altro, ci sono e ci saranno contemporaneamente tante squadre al lavoro oltre al Napoli. «Undici italiane e una turca: Lecce, Palermo, Torino, Genoa, Spal, Verona, Cremonese, Modena, Cittadella, Venezia, Feralpi Salò, Goztepe. Per questo occorre un’organizzazione molto curata nei dettagli. I dettagli fanno la differenza».
Accoglierà i suoi campioni? «Sì, certo. Ci vedremo anche con De Laurentiis. E se gli impegni lo consentiranno sarò allo stadio per le amichevoli».
Per un napoletano com’è fare il questore a Trento?
«Una fortuna: amo la montagna e ho trasmesso questa passione ai miei figli sin da piccoli. La fatica è solo mentale. Sonon qui da un anno e ci sono tanti poliziotti terroni. Si sta benissimo. E poi sa cosa?».
Prego.
«Sono un questore sereno: i risultati del Napoli condizionano i miei fine settimana, e quindi ora sono felicissimo».