D opo aver girellato nei cieli e per i campi di mezzo mondo, “saccheggiando” questo calcio e pure quello che verrà, guidati dai droni o magari semplicemente dal richiamo del talento, gli arabi sono calati su Napoli: è facile innamorarsi di una città del genere, osservandola dall’alto; ed è ancora più semplice rimanere storditi, quasi anestetizzati, dando un’occhiata al Maradona, magari con gli highlight del recentissimo passato, che pure aiutano. Poi, se sia andata diversamente diventa persino un dettaglio: ma certo, a memoria, quando ancora quest’invasione non era ancora iniziata – o forse sì, però eravamo nella zona embrionale – la mossa subliminale evaporò nel nulla, anzi nel no di Luciano Spalletti. A pensarci bene, magari avevano l’idea di ricreare il Napoli da quelle parti, come fanno gli americani a Las Vegas con le bellezze italiane: the show must go on. Ed è continuato, in quelle febbrili intenzioni che sembrano diventare un dolcissimo virus tra danari e cammelli o quella storia lì.
In Arabia, alla Saudi Pro League, certi problemi non li hanno né se li creano, e Zielinski è diventato un poster da regalarsi. Ma questo calcio così vorace, bulimico, sa essere pure inarrestabile: in Messico hanno spiegato che Lozano ha non uno, non due, forse tre pretendenti, può scegliere dove alloggiare. Dev’essere questa prospettiva, intrigante pure per il Napoli, che ha spinto De Laurentiis ad un pubblico aut aut attraverso i microfoni di Espn: «Non credo che Hirving sia stupido e quando arriverà il momento di incontrare il suo allenatore e di essere in ritiro, capirà cosa sia meglio: se prolungare il contratto o provare altre esperienze». A Castel Volturno, stamani, cominciano i test: senza dishdasha e senza kefiah. Fonte: CdS