Si legge su Il Mattino a cura di guido trombetti:
“Ho sbollito l’ira funesta per le dichiarazioni di amore eterno di Giuntoli verso la Juve che sulle prime mi avevano portato a reazioni improvvide. Decine di watshapp irati agli amici. Ma come, a ventiquattro ore dall’addio al Napoli, invece di salutare con affetto la città e la società che sono state la tua fortuna professionale Cinismo? Alto tradimento? Poi la razionalità ha preso il sopravvento. Ed ho derubricato l’uscita di Cristiano Giuntoli a semplice manifestazione di scarsa sensibilità. Da ascrivere indubbiamente a scelte comunicative ineleganti. Tutto qui. Ma l’eleganza del comportamento, si sa, è come il coraggio per Don Abbondio: chi non ce la ha non se la può dare. Adesso Giuntoli ha coronato il suo sogno di bambino. Lavorare al servizio della Vecchia Signora. Una traiettoria per certi versi simile a quella di Sarri. Anche se, per otto anni, Giuntoli ci ha almeno risparmiato l’atteggiamento da piccolo Che Guevara. Anzi. È stato quasi sempre in silenzio, tranne qualche sortita nell’ultimo anno. E adesso? Molti temono che Giuntoli possa fare dispetti al Napoli. I data base che contengono i “segreti industriali” del club da chi e per chi saranno utilizzati? Francamente ai dispetti non ci credo. «È questione di affari», implorava Tessio nel Padrino per ottenere clemenza. E negli affari non esistono dispetti ma soltanto affari. E fu questione di affari quella che portò il giovin signore verso i lidi bianconeri. Altro che la lagrimevole favoletta delle otto ore di viaggio (senza dubbio in calesse) da Prato a Torino per vedere la maglia bianconera. E poiché a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina non possiamo non chiederci per chi abbia riempito i data base Giuntoli da alcuni mesi ad oggi. Solo Arlecchino poteva essere servo di due padroni. Sono sicuro che il buon Cristiano su questo punto fugherà dubbi e ambiguità con una intervista chiarificatrice. Almeno questo ce lo deve. Dopo di che A Maronna t’accumpagna!” Fonte: Il Mattino